30/03/07
27/03/07
SALA BOLSHOI: omaggio a Vladimir Horowitz
26/03/07
incontriconest
A tutte voi un abbraccio
Carla
25/03/07
MAZEPA: chi era costui? Eroe o maledetto?
"La figura di Ivan Mazepa, o Mazeppa come più frequentemente è chiamato in Europa, ha conosciuto gli alti e bassi della sorte che al cosacco furono destinati in vita.
Esecrato dagli zar, scomunicato dalla chiesa: un diavolo incarnato, un cattivo cosacco, un maledetto.
Per questo, forse, molti artisti ne furono affascinati: Byron nel 1818 gli ha dedicato il poema “Mazeppa”, così Alexander Pushkin nel 1828-1829 con “Poltava” e Victor Hugo nel 1829 con “Mazeppa”, mentre Ferenc Liszt scrisse nel 1851 la sinfonia “Mazepa”, e Pyotr Tchaikovsky nel 1840 l’opera “Mazepa”.In tempi a noi più vicini, Stalin ne fece l'archetipo dell'ucraino nazionalista, traditore e borghese: l'antesignano dei cosacchi che dopo Carlo XII si erano schierati con un altro invasore nordico, Hitler.Mutato il clima, dopo la caduta del muro e la nascita nel 1991 di un'Ucraina indipendente, inevitabile che la sua figura venisse in qualche modo riabilitata: ora il suo volto corrucciato e niente affatto rassicurante campeggia sulla banconota da 10 hryvnia ucraini..."
(dal web)
Su Mazepa c' è anche un film.
24/03/07
KALINA
col vestito più bello.
Peccato ch’era nero
ai tuoi capelli chiari
al rosa orecchio
di cui studiai per ore
l’interrogante curva.
Nero tra bianche trine e raso lilla
all’occhio azzurro di luce schiuso
al rosso fiore di kalina appena giunto
inutile saluto.
Angela I.
Clicca sul titolo per la canzone di Mandry
Primavera ucraina
La primavera è il periodo migliore per visitare l' Ucraina, da fine Aprile a Giugno.
Nei villaggi girano ancora i carretti trainati dai cavalli e la vita ha un ritmo dolce e lento.
Non mancano gli stagni per le oche, gli animali più diffusi in campagna. Nel cielo volteggiano le cicogne. Ho visto molti filmati ambientati nei villaggi. I matrimoni, adesso, si celebrano con il rito religioso. Si fa ancora il corteo a piedi per il villaggio con tutto il codazzo dei parenti ed amici. Non manca l' accompagnamento musicale della fisarmonica al banchetto nuziale.
Per me l' Ucraina resta ancora "la terra dell' altrove"...
(paesaggio realizzato con bryce)
22/03/07
21/03/07
Ho trovato la testimonianza di una bambina ucraina nel web. Siccome mi è parsa interessante e significativa nella sua semplicità, ho pensato di inserirla lasciando i collegamenti che portava, in modo che possiate conoscere, volendo, il sito della scuola di appartenenza. Se ho leso i diritti di qualcuno, me ne scuso e nel contempo provvederò a toglierla immediatamente.
Pasqua a Maggio
Cari amici,
sono Viktorija, una bambina dell’Ucraina , vivo a Sora e frequento la scuola elementare "A. Lauri" ormai da quattro anni, dalla prima elementare. Anche se ero molto piccola quando sono venuta via, ho molti bei ricordi della mia terra e la mia mamma, con i suoi racconti, mi aiuta a non farmeli dimenticare.
Fra tanti, vorrei raccontarvi come si festeggia
Anche in Ucraina , quando arriva
Quando si esce dalla chiesa, se una persona ne incontra un’altra, la saluta dicendo:”Hrestos Voskes!”(Gesù è risorto). L’altro risponde:”Voistenus Voskres!”(Si, è vero, è risorto!).
Le uova si possono decorare con la buccia di cipolla, di rapa e di tante altre cose. Per farlo, si devono mettere questi ingredienti dentro una pentola piena d’acqua bollente e buttare dentro le uova, che dopo un po’ si colorano.
Quando i preparativi sono finiti, si mettono tutti a tavola per mangiare, ma come prima cosa si devono mangiare proprio le uova.
19/03/07
Associazione Onlus Soleterre
Tra le varie iniziative proposte mi ha colpito la notizia che le Iene hanno voluto conoscere l'impegno di Soleterre all'interno dell'ospedale pediatrico oncologico di Kiev a fianco dei bambini malati di cancro e delle loro famiglie.
Riporto dal sito “Una iena dal cuore grande”
“LE IENE SHOW: un servizio su Chernobyl e i bambini ucraini."
Lunedì 12 febbraio LE IENE, all’interno del programma in onda in prima serata su Italia 1, hanno dedicato un servizio a Chernobyl.
L’inchiesta, a cura dell’inviato Luigi Pelazza e dell’autrice Alessandra Frigo, ha ricordato cosa è successo il 26 aprile
Numerose testimonianze hanno permesso di comprendere la realtà attuale, le conseguenze subite dalla popolazione ucraina e lo stato del sarcofago che oggi ricopre i resti del reattore esploso.
Interessantissimo il video che potete visualizzare
Qui: http://www.soleterre.org/dopo aver cliccato su “Guarda il servizio TV” a sinistra del logo delle Iene.
Qui invece potete vedere come intervenire personalmente:
http://www.botteghedelsole.it/botteghe/cat048.htmQui:
http://www.soleterre.org/progetti-umanitari/galleria-fotografica.asp?Idprogetto=1
Potete guardare una galleria fotografica a colori o in bianco e nero nonchè la descrizione del progetto.
18/03/07
Serghej Prokofiev
KOBZAR - КОБЗАР
Una delle illustrazioni di Vasyl Sedliar
*
Clicca sul titolo per vederlo (Il blog non mi consente d' inserire il video, trattandosi di un mp4, Questo è però visibile con Nero show time, oppure cliccando sul titolo della mia area video o andando sul mio podcast , nei links)
*La lingua letteraria in Ucraina: ieri e oggi* di Giovanna Brogi Bercoff
1. Le difficoltà che incontra l’affermazione dell’ucraino moderno come lingua
letteraria universalmente riconosciuta e usata come strumento di comunicazione in
tutti i livelli della società è al centro del dibattito sia scientifico che socio-linguistico e
politico. Libri e articoli prendono varie posizioni, lavori scientifici si affiancano a
pamphlet idedologici di scarso livello. Le autorità statali hanno ondeggiato fra il sostegno
ufficiale alla lingua ucraina e le misure più o meno oneste (o disoneste) di “difesa”
del russo. L’aggressività mediatica e le potenzialità economiche e politiche di gruppi
(spesso di dubbia legalità) che decidono della diffusione televisiva e della carta stampata
favoriscono il sorgere di moti di panico fra coloro che – giustamente – dichiarano
la ormai piena maturità linguistica del’ucraino moderno letterario e, di conseguenza,
l’opportunità di realizzare il sogno di molte generazioni di vedere la lingua ucraina
considerata non solo come lingua letteraria e come lingua ufficiale dello stato, ma
anche come lingua nazionale dei cittadini dello stato indipendente. Questo, ovviamente,
ferma restando la validità del riconoscimento dei diritti delle lingue delle minoranze,
riconoscimento che il governo ucraino ha ufficialmente sottoscritto nell’ambito
delle convenzioni internazionali dedicate all’argomento1. (da Studi Slavistici II (2005): 119-136)
16/03/07
Lingua ucraina e lingua russa a confronto
Il lessico rappresenta una delle componenti che differenzia maggiormente l’ucraino moderno dal russo, sebbene si possa affermare che nelle due lingue il 70% circa delle parole siano simili. Gli eventi storici, tra cui la massiccia russificazione degli anni ‘30 e il conseguente bilinguismo russo-ucraino, hanno portato all’uso diffuso di un certo numero di vocaboli originariamente russi (cfr. fig. 19), generando parole diverse per esprimere uno stesso concetto.
ESEMPIO
TRASLITTERAZIONE
SIGNIFICATO
RUSSO
звонить
zvonyt’
telefonare
UCRAINO
дзвонити
dzvonyty
телефонувати
telefonuvaty
Ci sono inoltre differenze lessicali, morfosintattiche e prosodiche tra ucraino orientale e occidentale, per via delle grandi distanze (circa 900 km da Est a Ovest), ma soprattutto della maggiore influenza linguistico-culturale del russo ad Est e del polacco ad Ovest.
L’alfabeto ucraino, al pari di quello russo, possiede 33 caratteri, sebbene alcuni siano diversi[1][1] e altri siano pronunciati in modo differente. Riportiamo nella fig. 20 le maggiori differenze e la descrizione di alcune caratteristiche peculiari dell’ucraino:
Figura 2: Peculiarità dell'ucraino
Lettere
Traslitterazione
Pronuncia
г
h
h aspirata come in ‘casa’ dei fiorentini
ґ
g
g dura come in ‘gatto’ (г russa)[2][2]
e
e
e chiusa come in ‘sera’;
e aperta come in ‘epoca’ (э russa)
є
je
je come in ‘ieri’: ad inizio di parola, dopo vocale o apostrofo (е russa);
e come in ‘sera’: dopo consonante
и
y
come i inglese in ‘kid’
і
i
i come in italiano (и russa)
ї
ji
i preceduto dalla j di ‘iato’ (йи russe)
o
o
o chiusa come in ‘rosso’
o aperta come in ‘oro’
Altre particolarità dell’ucraino utili ai nostri fini sono:
- - non si ha riduzione vocalica nelle sillabe non accentate: diversamente dal russo, le vocali vengono pronunciate in modo chiaro, concordemente alla loro grafia;
- - la lettera о si legge sempre come tale, anche quando è atona;
- - le consonanti sonore in genere non si desonorizzano se in fine di parola (cfr. fig. 21)
Figura 3: Confronto fra consonanti finali sonore in russo e in ucraino
ESEMPIO
TRASLITTERAZIONE
PRONUNCIA
SIGNIFICATO
RUSSO
кров
krov
krof
sangue
UCRAINO
кров
krov
krov
Sul piano della struttura morfosintattica, vale per l’ucraino quanto detto a proposito del russo. Precisiamo però che:
- - le declinazioni di nomi, aggettivi, numerali, ecc. prevedono talvolta, come in bielorusso, il caso vocativo, usato solo con i nomi che si riferiscono a persone o oggetti personificati;
- - per esprimere il possesso si utilizza la forma “у + genitivo” come in russo, ma l’ucraino prevede anche l’uso del verbo ‘avere’ (мати, mati), struttura ugualmente produttiva.
[1][1] Nell’alfabeto ucraino non sono presenti:
- - la lettera ё, realizzata con la combinazione di caratteri йо oppure ьо;
ESEMPIO
TRASLITTERAZIONE
PRONUNCIA
SIGNIFICATO
RUSSO
идём
idëm
idiòm
andiamo
UCRAINO
підйом
pidjom
pidiòm
salita
- - il segno separatore ъ, la cui funzione viene espletata dall’apostrofo.
ESEMPIO
TRASLITTERAZIONE
PRONUNCIA
SIGNIFICATO
RUSSO
семъя
sem’ja
simià
famiglia
UCRAINO
сім’я
sim’ja
simià
[2][2] Questa lettera, introdotta solo di recente, non ha ancora raggiunto completa popolarità. In alcune pubblicazioni (soprattutto quelle del periodo sovietico) si trova ancora la lettera г a rappresentare, come in bielorusso, sia l’h aspirata che la g dura.
La lingua ucraina
Grazie alla posizione dell’Ucraina esso è diventato una sorta di ponte tra le lingue slave occidentali e quelle orientali.Possiede infatti come il polacco 7 casi e in alcune situazioni la desinenza molle produce una palatalizzazione della consonante che le precede proprio come avviene nelle lingue slave occidentali e non più invece in russo.
Il lessico è poi un vero e proprio misto tra slavo occidentale e orientale, poichè molte parole sono simili al russo e molte altre al polacco: ad es. "Grazie" si dice "djakuju" (cfr. pol. dziekuje, ceco dekuju) , "capire" "rozumity" (cfr. pol. rozumiec, ceco rozumet), ma "stazione" "vokzal" (russo pron. vakzal)...
Ci sono però notevoli differenze tra la parte occidentale e quella orientale dell’Ucraina, in quanto mentre a ovest si comprende il russo, ma si parla quasi solo ucraino, nella zona di Kiev e nella parte orientale più vicina alla Russia si parla quasi esclusivamente russo.
Una delle peculiarità principali dell’ucraino è la netta predominanza della vocale /i/ che ha sostituito molte altre vocali e corrisponde spesso alla o in russo (cfr. ucr. "sil", "sale", rus. "sol'"). Del resto, se la /i/ comune (indicata con "і") è molto diffusa, non bisogna trascurare il fatto che in ucraino esistono altri due tipi di i da non confondersi per la grafia con quelli russi. Infatti il segno "И" corrisponde a quella vocale intermedia tra e ed i che in russo si indica con ы, mentre ї corrisponde all' incirca al russo Й.
Inoltre l’ucraino è l'unica lingua slava orientale a non possedere il fonema /g/ che si è trasformato in /h/ tranne che nelle parole di orgine straniera.
Piccola annotazione biografica: mia madre non sapeva pronunciare il fonema gl; ad esempio diceva allio invece di aglio
Identità e lingua
Ricette condite con amore e nostalgia: BORSCH
Parlo al passato perché i miei figli non hanno mai voluto assaggiarlo, solo a sentire gli ingredienti, e così non lo gusto da parecchio tempo.
Mia madre, come tutte le donne ucraine, aveva un suo procedimento personale, che adattava ai nostri gusti mediterranei, con qualche piccola "furbizia".
Borsch
Ingredienti:
Fagioli secchi bianchi e/o borlotti freschi primaverili, fagiolini, un cuore di cavolo verza, un piccolo cavolo bianco, 4 barbabietole rosse lessate, passata di pomodori o frullato di pelati, una patata, una mela non matura, olio extra vergine d’ oliva o burro q. b, sale, pepe, un cucchiaio di aceto, un pizzico di zucchero.
Le quantità dipendono dal numero dei commensali.
Si lessano in abbondante acqua i fagioli bianchi secchi lasciandoli riposare a parte per circa un’ oretta; dopo si riprende la bollitura incorporando i fagioli freschi borlotti, i fagiolini verdi, la verza tagliata a strisce, il cavolo tagliato in più parti, senza la parte centrale, la mela, la patata, i pomodori frullati o la passata di pomodoro, le barbabietole rosse già lessate e tagliate a fette, l’ aceto, e per ultimo l’ olio o burro, e si continua la bollitura per circa mezz’ ora. Si serve in ciotole accompagnato da pane tostato tagliato a grossi dadi. Volendo si può aggiungere, poco prima di togliere dal fuoco, un po’ di pancetta tagliata a dadini e soffritta nell’ olio di oliva. Nella ricetta originale viene usata la panna acida.
nouvel arrivant
Après qq difficultés d'identification me voici arrivé à bon port....
( ou plutôt à bon blog!)
Je suis donc opérationnel !
merci de me répondre
A bientôt
Alain
15/03/07
La cucina ucraina
Anche l'Ucraina, come molti altri paesi, vanta piatti tradizionali e unici legati ad occasioni particolari. Ecco alcune pietanze, legate a festività religiose Ucraine. Esse vengono cucinate tradizionalmente il giorno della festa.
Vigilia di Natale: kutia
Natale ortodosso: maiale marinato
Nuovo anno (Giorno di San Basilio): vareniki
Epifania: carpe farcite
Ascensione: mele al forno
Il giorno della “Protezione della Vergine Benedetta”: zucca al forno
Domenica di Pentecoste: zuppa di barbabietole rosse fredda
Domenica grassa (ultima domenica prima di quaresima): blini
Giorno di San Giovanni Battista: berry kissel
Annunciazione: patate ripiene
14/03/07
Giorgio Monteforti, giornalista in Polonia
13/03/07
Voglio un marito italiano
11/03/07
A proposito di adozioni
(Clicca sul titolo per leggere l' articolo di Loreta Egles Bozzo)
Una transizione tra forti squilibri: reportage dall' Ucraina di Gian Paolo Porcu
10/03/07
I BAMBINI DI ZAPOROZHYE
Le bambole
09/03/07
Primi incontri
Dei nostri incontri ogni momento noi
festeggiavamo come epifania,
soli nell'universo tutto. Tu
piú ardita e lieve di un battito d'ala
su per la scala, come un capogiro
volavi sulla soglia, conducendomi
tra l'umido lillà, dentro il tuo regno
che sta dall'altra parte dello specchio.
Quando scesa la notte, a me la grazia
fu elargita, le porte dell'altare
si aprirono, nel buio prese luce
e lenta si chinò la tua nudità.
.
Sulla terra tutto fu trasfigurato,
anche le cose semplici - il catino,
la brocca - e tra noi di sentinella
stava l'acqua dura e stratiforme.
Chissà dove fummo sospinti,
dinanzi a noi s'aprivano miraggi
di città costruite per prodigio,
solo la menta si stendeva sotto i piedi
gli uccelli erano compagni di viaggio
i pesci balzavano dal fiume
il cielo si dispiegava ai nostri occhi.
Quando il destino seguiva i nostri passi
come un pazzo con il rasoio in mano.
Il poeta ucraino Arsenij Aleksandrovic Tarkovskij
A lungo osteggiato in patria, perché i suoi versi erano ritenuti "nocivi e pericolosi", vide pubblicato il suo primo libro soltanto nel 1962.
Padre del regista cinematografico Andreij, sopravvisse al figlio, morto a Parigi nel 1986.
Arsenij si spense a Mosca il 27 maggio 1989.
Ecco una sua poesia:
E' finita l'estate
E' fuggita l'estate,
più nulla rimane.
Si sta bene al sole.
Eppur questo non basta.
Quel che poteva essere
una foglia dalle cinque punte
mi si è posata sulla mano.
Eppur questo non basta.
Ne' il bene ne' il male
sono passati invano,
tutto era chiaro e luminoso.
Eppur questo non basta.
La vita mi prendeva,
sotto l'ala mi proteggeva,
mi salvava, ero davvero fortunato.
Eppur questo non basta.
Non sono bruciate le foglie,
non si sono spezzati i rami...
Il giorno è terso come cristallo.
Eppur questo non basta.
E' curioso sottolineare che i versi di "E' fuggita l'estate" sono stati recitati sul grande schermo in due occasioni: nel film di Marco Bellocchio "L'ora di religione" e in "Stalker" (1979), celebre film di Andreij Tarkovskij, quasi un omaggio del regista all'arte paterna, costretta a lungo nell'ombra lunga del regime.
http://www.podomatic.com/media/listen/estate--001.mp3
08/03/07
Dove va l' Ucraina?
La scuola in Ucraina
In Ucraina, le scuole cominciano come in Italia a tre anni con l’asilo, proseguono con le elementari, per poi andare alle medie e alle superiori e infine all’Università.
Cosa di diverso allora?
a. I compagni di classe, tranne incidenti di percorso, non cambiano mai (dai tre anni stanno in classe insieme fino ai 18 anni);
b. L’istituto superiore è unico; non ci sono differenziazioni tra vari indirizzi (tutti studiano le stesse materie)
c. Le materie sono di cultura generale (c’è lo studio linguistico, quello matematico, chimico, fisico e così via)
d. Gli insegnanti ti seguono per tutto il percorso (ovviamente la maestra dell’asilo non arriva ad insegnarti alle superiori, ma ti lascia gradualmente durante il percorso delle elementari e quella delle elementari, che è unico/a ti lascia gradualmente durante il percorso delle medie e così via.)
e. Infine si arriva all’Università dove si sceglie il percorso specialistico che ti permetterà di inserirti nel mondo del lavoro con le tue specificità.
06/03/07
Nell' Ucraina degli ebrei in cerca della memoria
Certi luoghi del Novecento europeo esistono ormai solo nella nostra immaginazione, ma senza di loro la realtà ci appare solo un deserto. Tale è, per eccellenza, il non senso di una Galizia senza ebrei, ritratto di un' Ucraina occide ntale snaturata, tuttora inconsapevole di ciò che ha perduto. E allora bisogna lasciarsi prendere dalla fantasia, lungo i centoventi chilometri di campagna che separano Leopoli dai monti Carpazi e dal confine polacco. I villaggi contadini somigliano ancora agli shtetl dipinti da Chagall, con le oche all' ingrasso nei prati dopo il disgelo, e i paesani sul carretto a frustare il cavallo, proprio come Tewje il lattivendolo, il sublime Don Chisciotte yiddish creato dalla penna di Shalom Alechem. Non a caso le mie guide ebraiche, Ada Kobrinskaya, Ira Snitman, Leonid Milman, hanno dedicato proprio al grande narratore nativo di Odessa e vissuto in queste contrade i loro centri culturali votati all' impossibile ricostruzione della memoria cancella ta. Si stringeva il cuore, a Leopoli, antica città di cultura ebraica per un terzo almeno dei suoi abitanti, quando Ada Kobrinskaya, mi introduceva in una minuscola stanzetta dicendo: «Ecco il primo nucleo del nostro futuro museo». Sono riusciti a re cuperare una macchina da cucire, gli occhialini e il ferro da stiro con la stella di Davide di una vecchia sartoria, pochi libri di preghiera, una menorah. Nient' altro. Delle preziose sinagoghe seicentesche, dei codici, delle biblioteche, non resta che qualche fotografia ingiallita. I pochi ebrei superstiti sono in realtà emigrati qui da est dopo la guerra, non parlano yiddish, non sanno pregare, ignorano il mondo di cui aspirerebbero a farsi eredi. Due o tre volte all' anno arriva qualcuno dag li Stati Uniti o da Israele a cercare invano tracce della propria famiglia, senza trovare neppure le ricostruzioni postume dei caffè con la musica klezmer che nella vicina Cracovia animano il business della nostalgia. Viaggiando a ovest, verso Drohov ic dove gli ebrei costituivano metà della popolazione e i paesi circostanti dove raggiungevano percentuali dell' 80-90%, si ha l' impressione di avventurarsi in una periferia dimenticata. Niente di più falso. Quella che oggi in effetti è periferia, a ncora sessant' anni or sono fu l' epicentro di una cultura cosmopolita. A Drohovic lo scrittore e pittore Bruno Sculz, amico di Kafka, ispiratore di intellettuali come David Grossman, Cynthia Ozik, Tadeusz Kantor, negli anni Trenta leggeva Schopenaue r, Nietzsche, Rilke, dipingeva il moderno erotismo femminile, anticipava il teatro e il cinema contemporanei. Lo ammazzarono con un colpo di pistola alla testa, di fronte a casa, insieme a centinaia di altri ebrei, il 19 novembre 1942. La sinagoga di Drohovic, la più grande della Galizia, trasformata in un magazzino, cade in rovina senza che nessuno si curi di restaurarla. Dodici chilometri più a est, a Borislav, ormai alle pendici dei Carpazi, il paesaggio diviene stralunato. Disseminati nel verde della campagna, centinaia di assurdi spaventapasseri in movimento continuano ancor oggi ad agitare le loro braccia metalliche pompando petrolio dal sottosuolo. Recupero delle vecchie fotografie in cui si vedono i contadini ebrei intenti a raccogl iere nei secchi quel nuovo sconosciuto frutto della terra. L' aratro cedeva il posto alle prime raffinerie, e poi a fabbriche di lubrificanti come la «Galicja», dove lavorava come direttore tecnico il fratello di Bruno Schulz. In una di quelle casett e di legno abitava l' ultima sua amante, la fascinosa Anna Plockier. Quindicimila anime raccolte intorno ai binari della ferrovia asburgica, alle scuole dei hassidim, ai banchetti del mercato dove anche la minoranza cristiana si era abituata a contrattare in yiddish. Per rendere omaggio all' Ucraina che non c'è più, bisogna oltrepassare i pozzi e salire nel bosco di conifere fino alla lapide che ricorda gli ebrei di Borislav fucilati in massa il 27 novembre 1941 dalle organizzazioni paramilitar i ucraine su ordine della Gestapo. Solo alcuni tornanti più sotto, però, ecco il monumento che la Borislav di oggi dedica al suo eroe nazionalista Stefan Bandera, organizzatore della guerriglia antisovietica proseguita fino al ' 53 e, infine, assassi nato in Germania occidentale da un sicario di Mosca. Peccato che in nome dell' indipendenza etnica le squadracce ucraine di Bandera avessero partecipato anch' esse al massacro della popolazione ebraica. Questa è l' Ucraina smemorata: fucilati e fucil atori onorati a poca distanza, con netta preferenza per i secondi se è vero che perfino un uomo raffinato come padre Boris Gudziac, all' accademia teologica greco-cattolica di Leopoli, si prodigherà nella difesa del patriota antisemita Bandera. «È vero che l' ostilità antiebraica era diffusa piuttosto fra gli ortodossi e i polacchi che fra i greco-cattolici, e infatti i pogrom degli anni Venti sconvolsero l' Est ucraino senza raggiungere la Galizia - mi spiega lo storico Taras Vosniac - ma è anc he vero che il veleno antisemita si era ormai diffuso ovunque, magari con la scusa che i bettolieri ebrei incentivavano l' alcolismo fra i contadini». La sorte vuole che il vecchio Papa nato a Wadowice renda visita a questa terra sessant' anni dopo l ' avvio dell' «operazione Barbarossa», scatenata da Hitler contro l' Urss il 22 giugno del 1941. Il patto Ribbentrop-Molotov che aveva assegnato la Galizia a Stalin, veniva violato nel nome della guerra contro il bolscevismo, descritto come intreccio razziale e ideologico tra «intelligenza ebraica» e «subumanità slava». Un argomento buono anche per il nazionalismo ucraino che vedeva negli ebrei al tempo stesso gli assassini di Gesù e i fautori del comunismo. Nei dispacci degli ufficiali tedeschi che guidavano l' «operazione Barbarossa» emerge subito una situazione anomala: come sarebbe stato possibile isolare gli ebrei dal resto della popolazione, visto che in molti luoghi gli ebrei stessi ne rappresentavano la componente maggioritaria? Cos ì, in quella maledetta estate del 1941, prese corpo l' idea della soluzione finale, e si cominciò a studiare un metodo industriale per trasformare gli uomini in cadaveri. Fu edificato per questo il primo campo di sterminio a Belzec, e lì sarebbe stat a deportata la gran parte degli ebrei galiziani che non era stato possibile liquidare con le mitragliatrici. Veniva liquidata l' Europa degli ebrei orientali che Joseph Roth aveva appena fatto in tempo a descrivere in un magistrale reportage, difende ndo quei «grandi uomini» e le loro «grandi idee» dallo stesso disprezzo dei confratelli occidentali «cresciuti fra ascensore e water-closet», raccontando «storielle insulse su pidocchi rumeni, cimici galiziane e pulci russe». Ho visto comitive di stu denti delle yeshivot americane in caffettano nero sbarcare all' aeroporto di Kiev, diretti in pellegrinaggio nelle città degli antichi saggi commentatori della Torà. Sono i figli dei fuggiaschi sopravvissuti, fra loro parlano ancora in yiddish; ma qu i non lo ricorda più nessuno dei cinquecentomila ebrei ucraini che pure - dopo Stati Uniti, Israele e Russia - continuano a costituire la quarta comunità israelitica del mondo. Si accontentano della libertà ritrovata ed evitano la domanda più imbarazzante: perché mai la popolazione ucraina fornì una collaborazione senza eguali ai massacratori nazisti? Vasilij Grossmann e Il' ja Erenburg descrivono nel loro «Libro nero» (censurato da Stalin) il trattamento riservato agli ebrei di Leopoli dalla po lizia locale, all' indomani dell' arrivo dei nazisti in città, il 1 luglio 1941: «Li costringevano a leccare il pavimento e a pulire le finestre con una piuma di gallina. Gli ebrei venivano messi in fila e obbligati a picchiarsi tra loro». Solo in città i morti sarebbero stati 136.800, e ancora circola la foto dell' orchestra del ghetto costretta a suonare allegre marcette durante l' eccidio. Il paradosso più atroce del 1941 ucraino, me lo racconta lo storico ebreo Leonid Finberg: «Dopo due anni di occupazione stalinista, inizialmente i tedeschi furono accolti con speranza non solo dalla popolazione greco-cattolica ma perfino da alcuni ebrei. Si tramanda la memoria dell' incontro alla frontiera polacco-ucraina di treni pieni di ebrei con opposta destinazione. Si era nel 1939, e gli uni dicevano agli altri: ma siete matti, sapete dove state andando? Da noi non si vive più. Nessuno capiva che non c' era più vita né a Est né a Ovest». Quei due punti cardinali tuttora s' incontrano e si sc ontrano nell' immensità della steppa ucraina. Di nuovo l' esito dei contrasti fra i diversi mondi che la popolano segneranno il destino della pace europea.
Gad Lerner 23 giugno 2001 Corriere della Sera
Tra il 17 Marzo e l’ 8 Dicembre 1942 più di 200.000 Ebrei del distretto della Galizia furono deportati nel campo di sterminio di Belzec. Vennero inviati alla morte in 71 trasporti. La maggior parte degli Ebrei fu deportata in Agosto (80.000) e Settembre (55.000). Durante la liquidazione dei ghetti del distretto della Galizia migliaia di Ebrei vennero giustiziati sul posto. La maggior parte delle persone uccise nei ghetti era costituita da vecchi o ammalati, e da bambini - tutta gente che non poteva unirsi ai trasporti. La prima ondata di deportazioni dalla Galizia fu organizzata in Marzo / Aprile 1942. Gran parte delle vittime proveniva dal ghetto di Leopoli. Queste prime deportazioni vennero ufficialmente chiamate “azioni contro le persone non in grado di lavorare”. Agli Ebrei del ghetto fu detto che si trattava soltanto di un trasferimento in campi di lavoro. Ai deportati fu permesso portare 25 kg di bagaglio e 200 Zloty. In molti piccoli ghetti, per esempio a Grodek Jagiellonski, Stanislawow o Rohatyn, dopo la selezione delle persone abili per il lavoro, tutte le altre furono uccise sul posto. A Stanislawow gli Ebrei vennero uccisi insieme ai pazienti di un ospedale psichiatrico. Già a quel tempo la gente, in molti ghetti, sapeva riguardo le orribili attività nel campo di sterminio di Belzec. La successiva ondata di deportazioni nel distretto di Galizia fu organizzata nell’ estate e nel tardo 1942. In molti casi si trattò della definitiva liquidazione dei piccoli ghetti di questa regione. I treni diretti a Belzec fermavano a Leopoli. Qui soprattutto giovani uomini vennero selezionati per il lavoro, destinati al campo di Janowska. Tutti gli altri furono caricati nuovamente sui treni per Belzec. Gli storici stimano che circa il 25% delle persone trasportate erano già morte quando i treni arrivavano a Belzec. Tutte le “azioni” nei ghetti erano estremamente crudeli e sanguinose. Centinaia di persone vennero uccise nel tragitto verso i treni o i punti di raccolta. Un impressionante esempio di questo genere di “trasferimento” è l’ “azione” nel ghetto di Tarnopol, organizzata il 31 Agosto 1942: "Nel primo mattino, gruppi di Ordnungsdienst, Schupo, poliziotti e polizia ucraina circondarono il ghetto. Nello stesso tempo unità di queste truppe, insieme al personale dell’ 'Außendienststelle Tarnopol' scagliarono fuori dalle loro case gli Ebrei esausti e li condussero ai punti di raccolta. Qui le vittime dovettero sedere molte ore nel caldo estivo. Le guardie percuotevano e sparavano agli Ebrei ogni volta che notavano un singolo movimento. Le persone dovettero sedersi molto strettamente, per preparare lo spazio alle vittime successive. Specialmente i bambini soffrirono per la sete. A mezzogiorno alla gente fu ordinato di andare alla stazione ferroviaria, a piedi o su camion. Questa azione venne conclusa la sera. Molti corpi coprivano il luogo di raccolta, in maggioranza colpiti da spari delle guardie. Alla fine 100 o persino più persone furono pigiate in ogni carro bestiame. Vennero caricati i corpi degli uccisi o delle persone prive di sensi, e poi le porte furono chiuse. Le condizioni nei vagoni erano inimmaginabili: niente cibo, nessuna ventilazione, niente spazio per muoversi. Dopo un viaggio di un giorno, arrivarono al campo di sterminio di Belzec, dove tutti furono uccisi nelle camere a gas. Sopravvissero solo quelli che riuscirono a scappare con successo dal treno, o furono selezionati a Leopoli per il campo di lavoro di Janowska. Più di 1.500 Ebrei di Tarnopol persero la vita durante questa 'azione'.” Gli ultimi trasporti dal distretto della Galizia vennero inviati l’ 8 Dicembre 1942. Gli Ebrei che rimanevano in molti ghetti e campi di lavoro della regione sopravvissero solo fino all’ estate 1943. La maggior parte di loro venne fucilata durante la liquidazione finale dei ghetti e dei campi; alcuni gruppi furono deportati nel campo di sterminio di Sobibor.
Fonti: A. Kruglov: Deportacja ludnosci zydowskiej z dystryktu Galicja do obozu zaglady w Belzcu (Deportation of the Jewish Population from Galicia District to the Death Camp in Belzec in 1942). In: Bulletin of the Jewish Historical Institute in Warsaw, No. 3(151), 1989. J. Kielbon: Migracje ludnosci w dystrykcie lubelskim w latach 1939-1944 (Migrations of the People in Lublin District in 1939-1944), Lublin 1995. G. Taffet: Zaglada Zydow zolkiewskich (Annihilation of Zolkiew's Jews), Lodz 1946. T. Sandkühler: "Endlösung" in Galizien. Der Judenmord in Ostpolen und die Rettungsinitiativen von Berthold Beitz 1941-1944, Bonn 1996. © ARC 2006
(*)Le stragi di ebrei della Galizia furono fatte principalmente dai nazionalisti dell'OUN. L' OUN e l’ UIA, vale a dire le organizzazioni politiche e militari dei nazionalisti ucraini che, schieratesi al fianco delle truppe di occupazione nazista durante il conflitto, si macchiarono di crimini di efferatezza inaudita, di cui furono vittime le popolazioni civili di città e villaggi dell’Ucraina e, in particolare, i cittadini di religione ebraica che, quando non vennero massacrati senza pietà a decine di migliaia, furono costretti alla deportazione nei campi di sterminio nazisti, da cui, in gran parte, non fecero ritorno.
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In Ucraina il presidente Juschenko riabilita i criminali che hanno collaborato con il nazismo Una dichiarazione del Rabbino Capo di Russia si fa interprete dello sdegno di tutte le coscienze democratiche del mondoNel mese di ottobre, il presidente della repubblica di Ucraina, Viktor Juschenko, che due anni fa, ai tempi della “rivoluzione arancione”, fu apertamente sostenuto da Stati Uniti ed Europa nel suo tentativo di assumere il potere con la forza, e venne, a tal fine, descritto dalla stampa occidentale come “paladino” dei valori di “libertà e democrazia”, ha deciso – questa volta nell’indifferenza più completa di quegli stessi paesi e di quella stessa stampa – di assumere una decisione che suona come offesa alla coscienza democratica e antifascista di tutti i popoli del mondo.Per decreto, con l’attribuzione del titolo di “veterani della Seconda guerra mondiale”, egli ha sancito la riabilitazione ufficiale della OUN e dell’UIA, vale a dire le organizzazioni politiche e militari dei nazionalisti ucraini che, schieratesi al fianco delle truppe di occupazione nazista durante il conflitto, si macchiarono di crimini di efferatezza inaudita, di cui furono vittime le popolazioni civili di città e villaggi dell’Ucraina e, in particolare, i cittadini di religione ebraica che, quando non vennero massacrati senza pietà a decine di migliaia, furono costretti alla deportazione nei campi di sterminio nazisti, da cui, in gran parte, non fecero ritorno.La decisione di Juschenko, che veniva provocatoriamente presa in corrispondenza con l’abbandono del governo da parte dei ministri del suo partito, “Nostra Ucraina” (abbandono dovuto in particolare al conflitto manifestatosi in seguito alla decisione del nuovo esecutivo, presieduto dal suo avversario storico Viktor Janukovic, di rallentare i tempi dell’adesione alla NATO, “cavallo di battaglia” dei “rivoluzionari arancione”), ha immediatamente suscitato un’ondata di sdegno non solo in Ucraina, dove migliaia di antifascisti e di veterani della “Grande guerra patriottica” si sono riversati nelle strade di Kiev e di altre città, ma anche in Russia, dove la reazione è stata altrettanto vigorosa.Di particolare rilievo è apparsa la presa di posizione del Rabbino Capo di Russia, Adolf Shayevich, che ha rilasciato una vibrante dichiarazione, a nome del “Congresso delle Organizzazioni e delle Associazioni Ebraiche di Russia”, ripresa dall’agenzia “Regnum”, che proponiamo nei suoi passaggi più significativi.L’augurio che esprimiamo è che l’appello alle coscienze antifasciste di Shayevich venga raccolto anche in Italia, mettendo finalmente la parola fine a un silenzio che ha tutte le caratteristiche della complicità e che si accompagna ai vergognosi tentativi di riabilitazione del fascismo, che da noi sembrano trovare sponde anche “insospettabili” persino ai vertici dello Stato (la campagna sulle foibe, la copertura mediatica e persino istituzionale alla martellante campagna “revisionista” promossa da Pansa, per citare solo alcuni esempi).Vogliamo anche sperare che, in vista del vertice della NATO di fine novembre, che si svolgerà in Lettonia (paese dell’Unione Europea dove viene praticato l’apartheid nei confronti di oltre un terzo di cittadini di origine russa e dove in memoria delle SS locali vengono costruiti monumenti e memoriali), e che avrà tra gli argomenti in discussione anche quello dei futuri rapporti con l’Ucraina, qualche rappresentante della “sinistra alternativa” nelle istituzioni parlamentari vorrà ricordare ai rappresentanti del governo di centro-sinistra (a cominciare da Prodi) che, in quella occasione, invece di associarsi all’ “assedio” occidentale della Bielorussia antimperialista, dovranno farsi interpreti dei valori antifascisti alla base del nostro assetto istituzionale e, per questa ragione, denunciare con vigore tutti i rigurgiti fascisti che caratterizzano i comportamenti di molti paesi dell’Europa orientale entrati, o in procinto di entrare nell’alleanza militare atlantica.La provocazione fascista di Juschenko non deve passare inosservata!La redazione di “Resistenze.org”“Juschenko riabilita i complici del nazismo”Dichiarazione di Adolf Shayevich“L’attribuzione ai membri dell’OUN e ai “combattenti” dell’UIA dello status di veterani della Seconda Guerra Mondiale significa la riabilitazione de facto del collaborazionismo e delle crudeli complicità con i nazisti nelle loro atrocità contro centinaia di migliaia di persone innocenti di differenti nazionalità.Russi, Ucraini, Georgiani, Armeni, rappresentanti di tutte le nazionalità sovietiche hanno sacrificato la propria vita allo scopo di distruggere la feccia nazista e di salvare il mondo dalla “peste bruna”. Molti hanno combattuto nei campi di battaglia della Grande Guerra Patriottica e altri hanno sofferto privazioni nelle retrovie per aiutare coloro che si trovavano sulla linea del fronte. Non è possibile nemmeno immaginare di poter paragonare le azioni eroiche dei soldati che hanno salvato intere nazioni dall’annientamento e dalla schiavitù alle azioni degli accoliti che hanno preso parte a massacri ed esecuzioni.I membri dell’OUN-UIA hanno disonorato il loro nome collaborando con i fascisti: le loro atrocità hanno provocato la morte di centinaia di migliaia di persone…Decine di migliaia di Ebrei sono tornati dal fronte e hanno visto le loro città e villaggi distrutti e le loro famiglie sterminate. Per loro, per i loro figli e nipoti, per tutti coloro che ricordano i crimini commessi dai fascisti e da quelli che li hanno aiutati a massacrare decine di migliaia di Ebrei a Babiy Yar, e nelle regioni di Rovno, Volyn e Lvov nell’Ucraina occidentale, questo decreto non rappresenta altro che un insulto, una cinica provocazione verso la memoria degli assassinati negli anni del disastro.A suo tempo, il membro del consiglio municipale di Rovno Shkuratuk è arrivato al punto di affermare: “Sono orgoglioso del fatto che, dei 1.500 partecipanti alle esecuzioni a Babiy Yar, 1.200 erano poliziotti dell’OUN e solo 300 tedeschi”. Non è forse rivoltante per gli Ucraini e la loro dignità nazionale assistere ad un tale scatto di “orgoglio”? Il Tribunale internazionale di Norimberga ha condannato non solo i nazisti, ma anche i loro complici. Il disprezzo per le orribili lezioni del passato è la strada verso il baratro.”
^ Gli altri popoli della Mittleuropa orientale non furono da meno:
05/03/07
La città di mia madre: Kremenets, oblast di Termopil
Me lo rivelò mia cugina, che vive a Krivoi Rog, e che si chiama come mia madre e la mia ultima figlia, unica figlia dello zio Orik, quando fu nostra ospite anni fa, in tempi in cui non era ancora iniziato il flusso migratorio delle donne ucraine in Italia. Mia madre, quando arrivò ad Eboli, già sposata a mio padre a Berlino, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, per semplificare, dette all' ufficio dell' anagrafe il nome di Leopoli come città di nascita (Leopoli in italiano, Lvov in russo, Lemberg in tedesco, Lviv in ucraino è la città capoluogo dell' Ucraina occidentale, città cosmopolita per eccellenza, bellissima) che dista 120 km da Kremenets. Ed allora, eccomi a cercare qualcosa su Kremenets . Questa città sorge nella regione transcarpatica: ha un paesaggio diverso dal tipico paesaggio ucraino delle terre nere dell' area centro-meridionale.
Ho avuto così anche la conferma che l' etimologia del nome "Ucraina", di origine polacca, che significa "regione di confine", calza perfettamente a Kremenets, città ucraina posta al confine di vari Stati ed etnie; Polonia, Slovacchia, Ucraina. Di qui il rafforzarsi del mio sentimento cosmopolita che credo si percepisca anche qui: pur diffondendo la conoscenza del Paese di mia madre, infatti, non mi sento contro nessuno.
Mi viene da pensare alla frase che mia madre mi disse prima di morire: "Nessuno ha colpa!!"
Io la interpreto, non come una generica assoluzione, ma come un invito, come un messaggio di pace e di perdono, rivolto a tutti.
Il motto dell' Ucraina è: libertà, unione, bontà.
A me sembra singolare soprattutto l' ultima parola. Che gli Ucraini, popolo dalla storia travagliata, sempre dominato di volta in volta dai vicini Polacchi e Russi, se lo ricordino, per non fare gli stessi errori di quelli che li hanno fatti tanto soffrire.