20/12/07

Srozhdestvom Kristovym!

Natale in Ucraina

In Ucraina ogni famiglia ha in casa un albero di natale vero. Sotto ci mettono le statuette di Babbo Natale e della Nevina, la fata del cristallo di neve, e tanti regali con i biglietti su cui c'è scritto quanto si vogliono bene. La tavola tradizionale è molto importante. Vengono presentati piatti freddi come antipasto: insalata russa, insalata venegret, insalata scuba, funghi, caviale nero e caviale rosso, insalata di pollo, uova intagliate a forma di fungo e ripiene di mayonnaise e cosparse di prezzemolo, salame, prosciutto, pomodori, gelatina di pollo, torta di fegato e tanti panini diversi. Dopo vengono i piatti caldi: brasato con patate, pollo al forno, bistecche, patate con ripieno. Alla fine i dolci: torta di cioccolato, torta alla crema, gelatina di frutta, gelati, cioccolatini.
Negli ultimi secondi prima di mezzanotte tutti quanti pensano ai loro desideri. Il 1° gennaio la prima persona che entra in casa, porterà fortuna per tutto l'anno.

28/09/07

CLARICE LISPECTOR, poetessa e scrittrice



CLARICE LISPECTOR (1925-1977) nacque in Ucraina da una famiglia ebrea. Aveva due anni quando i genitori si trasferirono in Brasile. Pubblicò il suo primo romanzo a vent’anni. È considerata tra i massimi scrittori portoghesi.
Ecco una sua poesia, che io considero un segno, per me, e un regalo.

Mude,

mas comece devagar,
porque a direção é mais importante
que a velocidade.

Sente-se em outra cadeira,
no outro lado da mesa.
Mais tarde, mude de mesa.

Quando sair,
procure andar pelo outro lado da rua.
Depois, mude de caminho,
ande por outras ruas,
calmamente,
observando com atenção
os lugares por onde
você passa.

Tome outros ônibus.
Mude por uns tempos o estilo das roupas.
Dê os teus sapatos velhos.
Procure andar descalço alguns dias.

Tire uma tarde inteira
para passear livremente na praia,
ou no parque,
e ouvir o canto dos passarinhos.

Veja o mundo de outras perspectivas.
Abra e feche as gavetas
e portas com a mão esquerda.

Durma no outro lado da cama...
depois, procure dormir em outras camas.

Assista a outros programas de tv,
compre outros jornais...
leia outros livros,
Viva outros romances.

Não faça do hábito um estilo de vida.
Ame a novidade.
Durma mais tarde.
Durma mais cedo.

Aprenda uma palavra nova por dia
numa outra língua.
Corrija a postura.
Coma um pouco menos,
escolha comidas diferentes,
novos temperos, novas cores,
novas delícias.

Tente o novo todo dia.
o novo lado,
o novo método,
o novo sabor,
o novo jeito,
o novo prazer,
o novo amor.
a nova vida.

Tente.
Busque novos amigos.
Tente novos amores.
Faça novas relações.

Almoce em outros locais,
vá a outros restaurantes,
tome outro tipo de bebida
compre pão em outra padaria.
Almoce mais cedo,
jante mais tarde ou vice-versa.

Escolha outro mercado...
outra marca de sabonete,
outro creme dental...
tome banho em novos horários.

Use canetas de outras cores.
Vá passear em outros lugares.
Ame muito,
cada vez mais,
de modos diferentes.

Troque de bolsa,
de carteira,
de malas,
troque de carro,
compre novos óculos,
escreva outras poesias.

Jogue os velhos relógios,
quebre delicadamente
esses horrorosos despertadores.

Abra conta em outro banco.
Vá a outros cinemas,
outros cabeleireiros,
outros teatros,
visite novos museus.

Mude.
Lembre-se de que a Vida é uma só.
E pense seriamente em arrumar um outro emprego,
uma nova ocupação,
um trabalho mais light,
mais prazeroso,
mais digno,
mais humano.

Se você não encontrar razões para ser livre,
invente-as.
Seja criativo.

E aproveite para fazer uma viagem despretensiosa,
longa, se possível sem destino.

Experimente coisas novas.
Troque novamente.
Mude, de novo.
Experimente outra vez.

Você certamente conhecerá coisas melhores
e coisas piores do que as já conhecidas,
mas não é isso o que importa.
O mais importante é a mudança,
o movimento,
o dinamismo,
a energia.
Só o que está morto não muda !

Repito por pura alegria de viver:
a salvação é pelo risco, sem o qual a vida não
vale a pena!!!



Per chi vuol saperne di più:

http://www.sagarana.net/rivista/numero8/saggio1.html

18/07/07

Da Cernobyl al distretto di Busk

Purtroppo per questa povera terra martoriata da secoli, i guai ancora non sono finiti. La notizia del treno deragliato nel distretto di Busk che era pieno di fosforo, esploso come una bomba spandendo tutto intorno una metifica nube, può essere letta, cliccando sul link:
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200707articoli/23798girata.asp

19/04/07

Una voce dalla città morta


La notte del 25 aprile 1986 era calda. Una donna, a Prypiat, non riesce a prendere sonno. Esce sul balcone per respirare un po’ di aria primaverile. E all’improvviso, vede innalzarsi un bagliore che illumina la notte: a tre chilometri di distanza, proprio di fronte a lei, il reattore della centrale nucleare di Chernobyl è esploso.
Da quel momento per Lyubov Sirota, un’insegnante di lettere, e suo figlio Sasha, la vita non sarà più la stessa. Subito dopo l’incidente tutti e due si ammalano gravemente per l’alta dose di radiazioni a cui sono stati esposti. Lui si riavrà. Per lei invece, le cose vanno diversamente: la sua salute peggiora di giorno in giorno, è sempre più debole e stanca. Ma decide di cominciare a scrivere poesie, per testimoniare quello che lei e tutti gli abitanti di Prypiat hanno vissuto.
Oggi Lyubov Sirota passa la maggior parte del tempo in ospedale: ha cataratte e un tumore al cervello, probabilmente ambedue un effetto a lungo termine delle radiazioni.


All’incrocio


Sono morti?
Oppure questa è la fine del mondo?
Morbida rugiada su pallide foglie.
Ma ora non importa sapere
chi ha colpa,
quale il motivo,
il cielo ribolle soltanto di corvi...
E ora - niente suoni, nessun odore.
E non più pace in questo mondo.
Qui, abbiamo amato...
Ora un’eterna separazioneregna sulla Terra bruciata.

18/04/07

Da dove proviene il nome di "ortodosse" date alle chiese orientali?

San Giobbe di Počajiv


Sinodo di vescovi ortodossi



Storicamente il nome di «Ortodosse» venne dato a quelle Chiese che, nel secolo V°, durante la controversia cristologica sulla duplice natura in Cristo, conservarono la retta fede sta­bilita nel Concilio di Calcedonia del 451 e non caddero nell’errore monofisita.
L’eresia monofisita, predicata dal monaco Eutiche, insegna che in Gesù Cristo, non solo non vi erano due persone, come voleva Nestorio, ma nemmeno due nature, perché la natura umana sarebbe stata assorbita dalla natura divina..
All' inizio del V secolo le chies orientali, si presentavano come un corpo armonico e compatto, pur nella varietà loro riti, nella pluralità delle loro gerarchie e nella molteplicità dei popoli e delle razze che erano venute a comporle Esse si contraddistinguono per una meravigliosa fioritura non solo di santi, di mistici, di anacoreti e di martiri, ma anche per una numerosa schiera di esegeti, di dottori, di teologi, di apologisti e di scrittori, ricchi di scienza, di cultura di tutta la tavolozza del pensiero luminoso greco, con lingua classica e verso armonioso.
Dopo lo Scisma fra Oriente cristiano ed Occidente avvenuto nel secolo 11° questo appellativo di «Chiese Ortodosse» ven­ne dato a quelle Chiese che conservarono la retta fede cat­tolica ed apostolica stabilita dai Sette Concili Ecumenici.
Le Chiese strutturate secondo la gerarchia di tipo Patriarcale Hanno un Primate che ha il titolo di Patriarca. Non si tratta di un Vescovo con prerogative episcopali superiori a quelle degli altri Ierarchi, ma in lui risiede l'elemento amministrativo e giuridico di vertice della chiesa la quale si governa tramite un Santo Sinodo di Vescovi eletti. Il Patriarca non è eletto esclusivamente da un gruppo ristretto di Vescovi, ma anche altre rappresentanze della Chiesa contribuiscono ad esprimere opinione nell' atto della indicazione del nuovo primate.

Le Chiese definite Autocefale sono rette da un Arcivescovo o da un Metropolita.
Esistono inoltre le chiese autonome nate da varie delle chiese autocefale che sono guidate da Arcivescovi o Metropoliti.

Le chiese in Ucraina

La famosa chiesa ortodossa Mihajlovskaja - Kiev

Chiesa ortodossa: Parascheva ( Pentecoste)

Campanile della Uspenska (ascensione):ortodossa

L'architettura ucraina è dominata da chiese. Un genere molto particolare è quello delle chiese in legno caratterizzate da cupole a strati costituite da asticelle in legno, il tutto tenuto insieme da un sistema complesso che non prevede l'uso di chiodi. Nell'inte

Tempio ortodosso e tempio cattolico




Il tempio cristiano ha sempre nel suo piano la croce - segno di salvezza, la croce di Cristo. In Occidente i templi erano costruiti su pianta a croce latina, allungata, questo fatto crea uno spazio dinamico, steso sull'asse oriente-occidente, inclinato verso il presbiterio, lì dove sull'altare si trovano le Specie Eucaristiche. Questo movimento è rilevato da file di colonne, le quali ricordano una solenne processione, che seduce e attira chi entra nella chiesa. Nella parte occidentale dell'Impero Romano si sviluppava un cristianesimo socio-attivo, missionario, anche questo fatto ha condizionato la scelta delle forme architettoniche corrispondenti, ad es. l'impetuoso slancio delle torri e dei campanili gotici, come se prendessero d'assalto il cielo. La forma a guglia, come coronamento della basilica, rimpiazza totalmente la cupola, così amata nell'Oriente. Nella parte orientale dell'Impero Romano si sviluppava un cristianesimo d'altro tipo, contemplativo, di preghiera e meditazione, diretto verso la trasformazione interiore dell'uomo ed anche i templi hanno preso altre forme. Soprattutto, nella pianta del tempio cristiano orientale troviamo la croce greca, con uguali bracci, grazie alla quale lo spazio del tempio è statico, centrato, adunato sotto la cupola, che, come un manto, abbraccia quelli che pregano. La cosa principale qui non è la dinamica del movimento, bensì la pace della contemplazione, il rivolgersi verso la parte interna e la percezione della presenza divina. La basilica si trasforma qui in un tempio di croce-cupola. Questa forma, elaborata in Bisanzio, fu assimilata dalla Rus', dove ha trovato una larga diffusione. Così, nelle forme d'architettura dei templi sono espresse l'unità e la varietà delle due tradizioni: quella occidentale cattolica e quella orientale ortodossa. La basilica cristiana, come il Tempio di Gerusalemme, ha una struttura a tre parti: il presbiterio (chiamato "santuario" nella tradizione ortodossa) nella parte orientale, la navata nella parte centrale, e l'atrio nella parte occidentale. Il presbiterio-santuario fa ricordare il Santo dei santi dell'Antico Testamento, soltanto i sacerdoti possono entrarvi durante la celebrazione. Nella tradizione ortodossa il santuario è separato dalla navata con una tenda, anche questo porta analogie con il Tempio di Gerusalemme. Questa barriera si è trasformata nella Rus' nell' iconostasi.

Il tempio ortodosso



Un cristiano occidentale, quando entra nel tempio ortodosso per la Divina Liturgia, si trova in un mondo sconosciuto. Lui entra in una chiesa, nella quale, forma, arredamento e ornamento non soltanto sottostanno ad una tradizione, ma hanno anche un proprio significato. Dopo essere passato per il nartece, lui si trova nella navata, che non ha la forma rettangolare cui è abituato, bensì quella quadrata, totalmente vuota, se non si tiene conto di alcune sedie, destinate per i malati e deboli. Alza la testa, ed ecco il Cristo Pantocratore, che lo guarda con maestà dall'alto della cupola centrale. Attorno al tamburo che sostiene la cupola, ecco i profeti, gli apostoli e i confessori, simili agli angeli, e sulle volte attorno alla cupola, ecco i cherubini e serafini, i quattro evangelisti e alcune scene della vita di Cristo; di solito emergono quelle che si ricordano nei calendari liturgici. Sulle pareti, vediamo le figure dei monaci e degli asceti, dei martiri, dei confessori e dei maestri; la schiera dei santi, cornice a se stessa, è come se racchiudesse tutta l'assemblea orante. Dietro, sulla parete occidentale della navata, è presentata l'Assunzione della Vergine Maria (Dormizione), invece sulla parete orientale, si alza una barriera adornata di icone: l'iconostasi, che separa la navata dal santuario. Questa barriera può essere bassa o anche arrivare fino all'arco. Nel centro si trova una porta a due battenti; ai lati due porte ad un battente. Sull'iconostasi in alto, come regola, sono riprodotti gli ornamenti della navata, in fresco o in mosaico. A destra della porta centrale a doppio battente, chiamate anche "porte sante", si trova l'immagine del Cristo Pantocratore, a sinistra invece, quella della Vergine Maria con Bambino. Sulle porte sante viene riprodotta l'Annunciazione, e sulle due porte laterali ad un battente, chiamate anche "settentrionale" e "meridionale", gli arcangeli Michele e Gabriele oppure i santi diaconi. Direttamente sopra le porte sante è riprodotta l'Ultima Cena. La seconda fila delle icone, chiamata l'ordine delle feste, è formata da icone che presentano azioni salvifiche di Cristo nella sua vita terrestre; si ricordano le più importanti feste del calendario liturgico. Sopra di esse, nella terza fila, chiamata anche l'ordine della Deesi, vengono presentati gli apostoli, rivolti in atteggiamento di preghiera verso il centro, dove in trono siede lo stesso Cristo, e ai suoi lati i due principali intercessori per l'umanità, la Vergine Maria e Giovanni Battista. A volte c'è anche una quarta fila, chiamata l'ordine dei profeti, nella quale si trovano i profeti, situati ai due lati della Vergine con Bambino, e tutta l'iconostasi abbraccia la croce su cui è dipinta l'immagine del Signore crocifisso (nel tempio non ci sono immagini tridimensionali) con la Vergine Maria e l'Apostolo Giovanni ai suoi lati. Quando le porte sante sono aperte, dal centro del santuario (il quale, come regola, ha forma di un'abside semicircolare) quelli che pregano possono vedere l'altare, riccamente adornato, di forma cubica; sopra di esso si trovano la croce, le lampade e l'arca, molte volte a forma di tempio, in cui si conserva il pane consacrato durante l'eucarestia. Se osserviamo la pittura del santuario, nella parte più bassa troviamo due file con i vescovi, vestiti per la liturgia e rivolti verso l'altare. Sopra di loro c'è Cristo che comunica gli apostoli, con una mano distribuisce il pane consacrato e con l'altra dà il calice. Dalla cupola semisferica dell'abside, sopra il santuario, la Vergine guarda verso la navata (la sua immagine si può vedere molte volte dalla stessa navata, sopra dell'iconostasi). Quelli che pregano probabilmente non vedranno l'altro altare sul quale si preparano il pane e il vino eucaristici; vi si accede attraverso la porta settentrionale dell'iconostasi. Non vedranno neppure la pittura sopra di esso, che presenta la nascita, la morte e la sepoltura di Cristo. Neanche potranno guardare nella parte meridionale dell'abside, che serve per sacrestia. Un tipico tempio ortodosso, con tutte le sue lampade, le candele e l'odore dell'incenso che penetra tutto, si distingue molto dall'atmosfera della celebrazione cui è abituato un uomo occidentale. Il tempio è molto più di un posto dove si raduna un'assemblea in preghiera; esso è l'immagine del cielo sulla terra. Se le parti basse della navata rappresentano il mondo visibile, la cupola e ancora di più la parte dove si trova il santuario sono simboli del cielo, dove gli angeli, gli arcangeli e tutte le forze celesti rendono culto al Dio Trino e Uno. Il cristiano occidentale nota che Tempio ortodosso suscita in lui un santo timore, gli ortodossi però si sentono in esso più a loro agio di quanto il cristiano occidentale possa trovarvisi nella sua abitale disposizione. Quando gli ortodossi entrano nel tempio, fanno un giro attorno, baciano le icone e vi accendono davanti le candele, pregano. Possono portare alla porta settentrionale dell'iconostasi un piccolo pane di forma rotonda, chiamato "prosfora", cioè "offerta" e darla al diacono o al ministrante insieme con un elenco dove si ricordano i vivi e i morti. L'atmosfera nel tempio ortodosso è piena di devozione, ma nello stesso tempo non è formale, soprattutto grazie al fatto che in queste chiese non ci sono banchi messi a battaglione. Una disposizione del genere si trova raramente nelle chiese occidentali, dove di regola ci sono banchi o sedie.

La chiesa ortodossa ucraina: origini

Il principe Vladimir a cui si deve la cristianizzazione della Rus'

Le terre e i popoli uniti dal nome “Rus’” conobbero il cristianesimo molto prima del 988, anno in cui il cristianesimo fu accettato dal principe di Kiev Vladimir Sviatoslavic’ (980-1015). C’è una testimonianza, una mezza-leggenda trovata nelle cronache, che uno dei principi russi si fosse battezzato con il suo popolo già nel IX secolo. Esiste anche una ipotesi, che precisamente gli abitanti della Rus’, che si trovavano sotto il potere dei Khazari, furono battezzati indirettamente dagli illuminatori degli slavi, Cirillo e Metodio, durante il loro viaggio nel Principato Azzaro nel 858. Il cammino del cristianesimo fino al cuore stesso del principato di Kiev fu aperto dalla principessa Olga, la vedova del principe Igor. Attorno all’anno 955 si fece battezzare a Costantinopoli. Da qui portò con sé dei preti greci e iniziò a costruire nelle sue terre i templi cristiani. Però il suo figlio Sviatoslav non vedeva la necessità del cristianesimo e onorava i vecchi dei. Così che il merito di fortificare l’ortodossia nella Rus’ si attribuisce al principe Vladimir, uno dei figli di Sviatoslav. Il fatto di accettare il cristianesimo da parte di Vladimir non era privo di interessi politici. L’imperatore bizantino Basilio II (976-1025) che cercava alleati contro il pretendente al trono, generale Barda Foca, aveva chiesto aiuto a Vladimir di Kiev, consentendo di dargli come moglie sua sorella Anna. Senza aver accettato il cristianesimo Vladimir però non si poteva sposare con la principessa, e tale alleanza poteva elevare molto lo status politico dei principi di Kiev. Per loro Bisanzio era quel simbolo di potere, ricchezza e splendore imperiale, come lo era anche per altre nazioni vicine, che stavano costruendo la loro organizzazione statale. La più diffusa versione del battesimo della Rus’ è la seguente. Vladimir sconfisse gli alleati di Foca, i khazari, ma i greci non avevano fretta nel compiere le promesse. Il principe li “sollecitò” prendendo la città di Korsun (Chersones), la quale non senza un pizzico di ironia fu definita da lui come “regalo di nozze” come riscatto per la fidanzata. L’impero poteva consolare la propria vanità soltanto con il fatto che formalmente aveva acquisito un nuovo suddito. Vladimir ricevette un titolo imperiale di terzo grado, il quale lo introduceva automaticamente nel sistema gerarchico dell’impero. Il matrimonio “diplomatico” del principe russo con la principessa bizantina poteva assicurare per molto tempo l’ordine e la pace sulle frontiere settentrionali di Bisanzio, e l’iniziale predominio dei sacerdoti e religiosi greci nella Rus’ dava a Costantinopoli la possibilità di influire sugli imprevedibili “russi” grazie all’autorità della Chiesa. Alla fine dell’estate dell’anno 988 Vladimir radunò tutti gli abitanti di Kiev sulla rive del Dniepr, nelle acque del quale i sacerdoti bizantini battezzarono tutti. Questo avvenimento passò alla storia come il “battesimo della Rus’”, e segnò l’inizio di un lungo processo di fondazione del cristianesimo nelle terre russe. Gli annali russi raccontano semipopolari testimonianze sulla scelta della fede fatta dal principe Vladimir. Queste leggende hanno trasmesso alla loro maniera il quadro reale dell’attività diplomatica della corte principesca di Kiev. I principi di Kiev mantenevano contatti non soltanto con Bisanzio, ma anche con il Principato Azzaro, con Roma, con i paesi di Europa Occidentale, con le nazioni musulmane, con gli slavi del sud. Queste relazioni erano legate alla ricerca del cammino dello sviluppo statale, con la delimitazione di orientamento politico, culturale e spirituale di Kiev. Tra le cause che hanno influito sulla scelta della Rus’ proprio verso Bisanzio come modello per la costruzione dello stato, un ruolo importante giocò anche la grandiosità del rito orientale. Negli annali si narrano le impressioni della delegazione russa a Costantinopoli sulla liturgia ortodossa: i russi non sapevano se erano sulla terra oppure in cielo. La Chiesa Bizantina li impressionò con la bellezza celeste delle chiese, con la grandiosa magnificenza della liturgia. Non molto tempo prima di tutto questo, nell’anno 986, il principe Vladimir aveva parlato con gli ambasciatori dalla Bulgaria (quella attorno al Volga) a proposito dell’islam, e aveva anche parlato con i missionari di Roma, con i predicatori khazari del giudaismo e, in fine, con un “filosofo greco” - missionario ortodosso. Ci basta il semifolcloristico racconto degli annali per constatare che la svolta nella coscienza del principe di Kiev stava maturando già da molto tempo prima del battesimo della Rus’. Dopo il battesimo che Vladimir accettò a Korsun, questo severo capo e guerriero che aveva scelto di condurre il potere su un cammino pieno di crudele lotta, che aveva avuto sei mogli (non contando le concubine), che non proibiva di sacrificare uomini agli idoli, accettò sinceramente l’insegnamento della Chiesa sul peccato e le parole di Cristo sull’amore e sulla misericordia. Il battesimo trasformò Vladimir pienamente. Egli, addirittura, pensò seriamente di annullare la pena di morte per i briganti, “avendo paura di peccare”. Gli stessi gerarchi ecclesiastici riuscirono a malapena a convincere il principe a non fare questo passo, del quale non si era mai sentito parlare fino a quel momento nella storia dell’umanità. Il governo di Vladimir è noto dall’apparizione nella Rus’ della caritas cristiana, che cominciava già dal potere statale: il principe aveva aiutato nelle costruzioni degli ospedali e rifugi, si prendeva cura del nutrimento dei poveri. Anche le costruzioni delle chiese venivano fatte con sostegno del principato, venne fondata la prima scuola e iniziò la preparazione del clero russo. La Chiesa russa venera il principe Vladimir come santo allo stesso modo degli apostoli, comparando le sue azioni a quelle degli apostoli. Con questo vengono fissati non soltanto i suoi meriti nella diffusione del cristianesimo, ma anche la trasformazione spirituale e morale interiore, comparabile con quello che hanno sperimentato gli apostoli. Il principe di Kiev seppe superare i limiti della fede “naturale” popolare e ruppe la tradizione della divinizzazione delle forze della natura e la paura del loro potere, nonché seppe credere in Colui che andò volontariamente alle sofferenze e alla morte per amore e salvezza dell’uomo e del mondo. Seppe insomma credere sinceramente e fortemente e guidò dietro a sé tutto il popolo.

16/04/07

La danza delle bambole ucraine


Un filmato realizzato con flash. In sottofondo una musica tipica per danzatori, con la partecipazione vivace degli spettatori.
Clicca sul titolo per il video

15/04/07

La Chiesa Ortodossa Ucraina

Nelle Chiese Ortodosse, esistono diversi gradi di autonomia che possono venire concessi a una Chiesa locale. La nomina del Primate spetta formalmente alla Chiesa Autocefala da cui la Chiesa Autonoma formalmente dipende, il Patriarcato di Mosca.
L'Autonomia è stata concessa dal S.Sinodo del Patriarcato di Russia.
Il capitolo 8° dello Statuto del Patriarcato di Russia si occupa delle "Chiese autogovernantesi" del Patriarcato di Mosca: la Chiesa Ucraina è l'unica tra queste Chiese cui viene riconosciuto "ampio diritto di autonomia".

Dopo la caduta del regime sovietico e l'acquisizione dell'indipendenza dell'Ucraina, la Chiesa Ortodossa in Ucraina si è scissa in Chiesa Ortodossa Autonoma che è l'unica riconosciuta dalle Chiese Ortodosse Autocefale Locali, la Chiesa Ortodossa Autocefala Ucraina e la Chiesa Ortodossa Autocefala Ucraina-Patriarcato di Kiev.

Tale situazione è fonte di tensione tra il Patriarcato di Mosca e quello Ecumenico che è impegnato in un fattivo sforzo di riconciliazione al fine di unificare la Chiesa Ucraina.
Nei rapporti ecumenici la posizione della Chiesa Ortodossa Autonoma Ucraina è sovrapponibile a quella di Mosca.
Con la Chiesa Cattolica i rapporti sono tesi e la recente istituzione di nuove diocesi cattoliche ha ulteriormente incrementato la difficoltà nei rapporti tra le due Chiese.

12/04/07

Grivna








L' attuale moneta dell' Ucraina ha un' origine scita. Così era chiamata, infatti, la collana rigida che usavano gli Sciti.

Chi erano gli Sciti?


Nell' VIII secolo a.C., un gruppo di tribú nomadi indo-iraniche provenienti dalla Transoxiana penetrò in Europa orientale, stabilendosi a sud della Russia bianca, tra la catena montagnosa dei Carpazi e il fiume Boristene (Dnepr), scacciandone le popolazioni indigene o sottomettendole. Erodoto li descrive come abili cavalieri, feroci guerrieri e ricchi pastori, entrati presto in contatto con gli avamposti commerciali fondati sulle coste del Mar Nero dalle città mercantili greche. Lo storico tramanda che il loro nome era scoloti, ma che i greci li chiamavano sciti. Col nome di Scizia la storiografia antica indicava il territorio dal Danubio fino al Don, controllato militarmente da queste tribù nomadi, di cui Erodoto fornisce un elenco: Callipidi oppure Ellenosciti, Alasoni, Sciti-aratori, Sciti-coltivatori, Sciti-nomadi e Sciti reali. Nel 512 a.C., il re Dario organizzò una spedizione punitiva contro di esse, infastidito dalle loro continue incursioni e razzie sul suolo persiano, ma fu costretto a una disastrosa ritirata, di fronte all'animosità di questi guerrieri. Insieme con il pesce salato, il miele e le pellicce, gli sciti esportavano nel Ponto ellenizzato, e da lí nel resto del mondo greco, gli echi di costumi religiosi inconsueti e ancestrali, che Erodoto ha osservato e registrato con avida curiosità di etnologo.
Un' interessante dissertazione su cosa costituisse mai il théleia nòsos ("malattia femminile") degli Sciti, di cui parla lo storico greco Erodoto (490/480-430/420 a.C.) nelle sue Storie (a I 105 e IV 67).
Per chi conosce il latino, ecco il saggio sugli Sciti di Christian Gottlob Heyne.
Per dimostrare che si trattava di altra cosa dalla sodomia, Heyne esamina quindi tutte le attestazioni antiche della "malattia femminile" (liquidando però un po' alla chetichella lo pseudo-Longino, che nel Del sublime, XXVIII 4, la pensa diversamente da lui...), verificando che si trattava di un fenomeno diverso.
Per dimostrare il suo punto, l'autore stabilisce anche interessanti paralleli etnografici coi popoli "barbari" della Russia del suo tempo (dai mongoli ai camciàtchi), notando come anch'essi conoscessero forme di sciamanesimo simili a quello degli Sciti, andando facilmente affetti da "accessi isterici o epilettici".Ciò detto, Heyne conclude che quanti tra gli Sciti furono affetti dal "morbo delle donne" furono semmai vittime di malattia "melancolica o isterica o di altro tipo nervoso" che perturbava loro la mente, spingendoli a vestirsi e comportarsi da donne.
Malattia mentale, dunque, non vizio sodomitico (p. 36).
L'origine degli sciti
Da quanto narrano gli sciti, il loro popolo sarebbe il più giovane. Nel loro paese allora deserto sarebbe nato un uomo chiamato Targitaos, il cui padre - cosa per me non credibile - era Zeus e la madre una figlia del fiume Boristene. Targitaos avrebbe avuto tre figli, Lipoxais, Arpoxais e Colaxais. Sotto il loro regno piovvero dal cielo degli oggetti d'oro: un aratro con il giogo, un'ascia a doppio taglio e una coppa. Il più anziano si avvicinò per prenderli, ma l'oro divenne incandescente, al secondo capitò la medesima cosa, ma quando si avvicinò il terzo l'oro era raffreddato. In conseguenza di ciò, i fratelli maggiori cedettero al giovane Colaxais il regno (§ 5).
Usi di guerra
Gli sciti hanno questi usi di guerra: quando abbattono il primo nemico, ne bevono il sangue; le teste di tutti quelli uccisi in battaglia vengono portate al re. La testa viene scuoiata in questo modo: si taglia a tondo intorno alle orecchie, poi si afferra la testa e si strappa la pelle. Essa viene raschiata con una costola di bue, poi conciata come un tovagliolo; la appendono alle briglie del cavallo, come motivo di orgoglio. Molti usano togliere la pelle con le unghie alla mano destra dei cadaveri nemici e ne fanno dei coperchi per le faretre: sembra che la pelle di uomo sia la più bianca, spessa e lucente di tutte le pelli. Utilizzano anche il cranio dei nemici più accaniti: lo puliscono, lo foderano di cuoio e lo indorano, e lo usano come bicchiere (§ 64).
Il giuramento
Quando gli sciti giurano lo fanno in questa maniera. Versano del vino in una grande coppa di terracotta e quelli che stipulano il patto vi versano un po' del loro sangue, tagliandosi un poco col pugnale. Poi immergono in una tazza una spada, delle frecce, un'ascia e un giavellotto; poi recitano molte preghiere, infine quelli che stringono il patto e i loro testimoni bevono nella tazza (§ 70).
Il rito funebre dell'anniversario
Passato un anno dal funerale del re, gli sciti prendono i migliori tra i servi e ne strozzano cinquanta; strozzano anche cinquanta bei cavalli, ne tolgono le viscere, li puliscono, li riempiono di paglia e li ricuciono. Fanno passare per il collo dei cavalli delle travi e li montano su ruote, con le gambe che pendono per aria. Fanno montare ciascuno dei cinquanta giovani su un cavallo, dopo aver infilato in ogni cadavere un legno diritto lungo la spina dorsale fino al collo: quello che ne esce viene fissato sulla trave del cavallo. Dopo aver collocato in circolo attorno alla tomba questi cavalieri, gli sciti si allontanano (§ 72).
I bagni di vapore
Nel loro paese cresce la canapa, sia spontanea che coltivata. Gli sciti raccolgono il seme di questa pianta, si mettono sotto le coperte e poi buttano i semi su pietre roventi; questi fanno allora un gran fumo e danno un vapore caldo tale da superare quello di qualsiasi bagno di vapore greco. Gli sciti gridano per il piacere di questo vapore, che serve a loro proprio come bagno: gli sciti infatti non usano mai acqua per lavarsi il corpo. Le loro donne, poi, aggiungono ai semi di canapa aromi di cedro, cipresso e incenso, tritati con una grossa pietra (§ 75).

02/04/07

BUONA PASQUA dalle grafiche!!!!


Christos voskrys!


La musica che fa da sottofondo al primo filmato è Mnohaya Lita,
un augurio di lunga vita.
È anche un canto liturgico della chiesa greco-cattolica ucraina.

La musica del secondo filmato è una miscellanea di brani folk





*


Data la mole, ho dovuto usare molto spazio sul mio podcast per rendere fruibili i due filmati qui. Spero che il risultato valga la pena. In ogni modo, quel che conta è l' adesione all' iniziativa ed il lavoro comune.
I due filmati sono infatti il risultato di una partecipazione delle colleghe del thread "grafica" del DL 59 sul tema pysanky.
Il secondo, pesa oltre 12 megabyte. Il primo, poco più di 3 megabyte.
Per vedere il primo, clicca sul titolo del post. Per il secondo, clicca
qui . Il secondo filmato è un mp4. Per chi non potesse vederlo, consiglio di accedere al mio podcast.

30/03/07

Antichi miti della Rus'


la raccontatrice di favole


In questa composizione ci sono alcune illustrazioni di Andrej Klimenko, il quale, nel 1995, in Začarovannaja Rus' (Russia incantata) racconta sotto forma d' immagini le figure mitologiche del mondo antico.

27/03/07

SALA BOLSHOI: omaggio a Vladimir Horowitz


Il giorno che Horowitz suonò

c’erano milioni di presenze.

Fu la nostalgia, la tenerezza

che ci raccolse dentro le sue dita.

Eravamo le mani senza tempo

la tastiera docile e fremente

l’attesa della gente, l’intuizione.


Angela I.
*
Ad uno dei più grandi pianisti mai esistiti, l' ucraino Vladimir Horowitz, la cui musica in una domenica del lontano 1986 mi emozionò tantissimo, anche per il significato della sua presenza in Russia, che io ho cercato modestamente di esprimere, dedico questi versi, rimasti finora inediti, scritti durante il suo concerto nella Sala del teatro Bolshoi a Mosca.
*
Per accedere al video, cliccare sul titolo del post. In sottofondo la magnifica interpretazione di Horowitz della Sonata N. 2 per pianoforte di Frédéric Chopin.
Nella foto, che ho catturato da un video in movimento, le mani del grande pianista, che sembrano deformate, sono il risultato della velocità e dei virtuosismi di V. H. Sul web ci sono tantissime foto sue, ma ho preferito pubblicare questa, per la suggestione che ho tentato di darvi.
Le spoglie mortali di Horowitz riposano in terra italiana, nel cimitero monumentale di Milano, nella tomba della famiglia Toscanini, avendo egli sposato la figlia del grande direttore d' orchestra.

26/03/07

incontriconest

ci sono...era ora, devo imparare a gestire questo blog, l'importante è cominciare.
A tutte voi un abbraccio
Carla

25/03/07

MAZEPA: chi era costui? Eroe o maledetto?


di Peter Tchaikovsky "Mazepa" (opera in tre atti e sei scene)



Raffigurazione su banconota




"La figura di Ivan Mazepa, o Mazeppa come più frequentemente è chiamato in Europa, ha conosciuto gli alti e bassi della sorte che al cosacco furono destinati in vita.
Esecrato dagli zar, scomunicato dalla chiesa: un diavolo incarnato, un cattivo cosacco, un maledetto.
Per questo, forse, molti artisti ne furono affascinati: Byron nel 1818 gli ha dedicato il poema “Mazeppa”, così Alexander Pushkin nel 1828-1829 con “Poltava” e Victor Hugo nel 1829 con “Mazeppa”, mentre Ferenc Liszt scrisse nel 1851 la sinfonia “Mazepa”, e Pyotr Tchaikovsky nel 1840 l’opera “Mazepa”.In tempi a noi più vicini, Stalin ne fece l'archetipo dell'ucraino nazionalista, traditore e borghese: l'antesignano dei cosacchi che dopo Carlo XII si erano schierati con un altro invasore nordico, Hitler.Mutato il clima, dopo la caduta del muro e la nascita nel 1991 di un'Ucraina indipendente, inevitabile che la sua figura venisse in qualche modo riabilitata: ora il suo volto corrucciato e niente affatto rassicurante campeggia sulla banconota da 10 hryvnia ucraini..."
(dal web)


Su Mazepa c' è anche un film.


Dalla sinossi del film: "A PRAYER FOR HETMAN MAZEPA": durante la guerra tra Russia e Svezia (1708-1709), Ivan Mazepa, capo dei cosacchi dell'Ucraina (Paese in quel periodo sotto il dominio della Russia), firma un patto con il re svedese Carlo XII, contro lo Zar russo Pietro I, conosciuto anche come "Pietro il Grande". L'obiettivo di Mazepa è quello di ottenere l'indipendenza dell'Ucraina, ma Carlo XII viene sconfitto a Poltava, perdendo la guerra. Lo Zar per festeggiare la vittoria, organizza un banchetto dove i capi militari delle truppe nemiche sono obbligati a partecipare. Mazepa e il re svedese riescono però a fuggire. Durante la fuga, il vecchio Mazepa, ormai vicino alla morte, ripercorre tutta la sua vita avventurosa e i suoi amori della gioventù.

24/03/07

KALINA


Kalina funerario



La canzone di Mandry per parlare della kalina, il fiore simbolo dell' Ucraina.


Per me ha anche un significato sentimentale.



Te ne andasti, o madre,
col vestito più bello.
Peccato ch’era nero
ai tuoi capelli chiari
al rosa orecchio
di cui studiai per ore
l’interrogante curva.

Nero tra bianche trine e raso lilla
all’occhio azzurro di luce schiuso
al rosso fiore di kalina appena giunto
inutile saluto.


Angela I.


Clicca sul titolo per la canzone di Mandry

Primavera ucraina


La primavera è il periodo migliore per visitare l' Ucraina, da fine Aprile a Giugno.
Nei villaggi girano ancora i carretti trainati dai cavalli e la vita ha un ritmo dolce e lento.
Non mancano gli stagni per le oche, gli animali più diffusi in campagna. Nel cielo volteggiano le cicogne. Ho visto molti filmati ambientati nei villaggi. I matrimoni, adesso, si celebrano con il rito religioso. Si fa ancora il corteo a piedi per il villaggio con tutto il codazzo dei parenti ed amici. Non manca l' accompagnamento musicale della fisarmonica al banchetto nuziale.
Per me l' Ucraina resta ancora "la terra dell' altrove"...

(paesaggio realizzato con bryce)

21/03/07


Ho trovato la testimonianza di una bambina ucraina nel web. Siccome mi è parsa interessante e significativa nella sua semplicità, ho pensato di inserirla lasciando i collegamenti che portava, in modo che possiate conoscere, volendo, il sito della scuola di appartenenza. Se ho leso i diritti di qualcuno, me ne scuso e nel contempo provvederò a toglierla immediatamente.

Pasqua a Maggio


Cari amici,

sono Viktorija, una bambina dell’Ucraina , vivo a Sora e frequento la scuola elementare "A. Lauri" ormai da quattro anni, dalla prima elementare. Anche se ero molto piccola quando sono venuta via, ho molti bei ricordi della mia terra e la mia mamma, con i suoi racconti, mi aiuta a non farmeli dimenticare.

Fra tanti, vorrei raccontarvi come si festeggia la Pasqua da noi, in Ucraina. Già dal titolo avrete capito di sicuro che la nostra Pasqua si festeggia a Maggio, precisamente due settimane circa dopo la Pasqua Italiana.

Anche in Ucraina , quando arriva la Pasqua, si devono preparare pranzetti squisiti e tradizionali, ma la cosa più importante è preparare le pigne, le uova decorate e il sale. Si va in chiesa portando queste cose dentro una cesta, in un fazzoletto cucito a mano. Dentro la chiesa, i fedeli si mettono in fila indiana, il sacerdote passa e benedice con l’acqua santa le persone, le pigne, le uova e il sale.

Quando si esce dalla chiesa, se una persona ne incontra un’altra, la saluta dicendo:”Hrestos Voskes!”(Gesù è risorto). L’altro risponde:”Voistenus Voskres!”(Si, è vero, è risorto!).

Le uova si possono decorare con la buccia di cipolla, di rapa e di tante altre cose. Per farlo, si devono mettere questi ingredienti dentro una pentola piena d’acqua bollente e buttare dentro le uova, che dopo un po’ si colorano.

Quando i preparativi sono finiti, si mettono tutti a tavola per mangiare, ma come prima cosa si devono mangiare proprio le uova.

19/03/07

Associazione Onlus Soleterre

Soleterre

Girando sul web, mi sono impattata nell’associazione umanitaria Onlus, Soleterre, che interviene all’estero e in Italia per garantire l’applicazione dei diritti inviolabili degli individui, principalmente dei bambini e delle donne che si trovano in uno stato di povertà assoluta. E fin qui niente di nuovo, ce ne sono tante.

Tra le varie iniziative proposte mi ha colpito la notizia che le Iene hanno voluto conoscere l'impegno di Soleterre all'interno dell'ospedale pediatrico oncologico di Kiev a fianco dei bambini malati di cancro e delle loro famiglie.

Riporto dal sito “Una iena dal cuore grande”

“LE IENE SHOW: un servizio su Chernobyl e i bambini ucraini."

Lunedì 12 febbraio LE IENE, all’interno del programma in onda in prima serata su Italia 1, hanno dedicato un servizio a Chernobyl.
L’inchiesta, a cura dell’inviato Luigi Pelazza e dell’autrice Alessandra Frigo, ha ricordato cosa è successo il 26 aprile 1986 a seguito dell’esplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina.
Numerose testimonianze hanno permesso di comprendere la realtà attuale, le conseguenze subite dalla popolazione ucraina e lo stato del sarcofago che oggi ricopre i resti del reattore esploso.

Interessantissimo il video che potete visualizzare

Qui: http://www.soleterre.org/dopo aver cliccato su “Guarda il servizio TV” a sinistra del logo delle Iene.

Qui invece potete vedere come intervenire personalmente:

http://www.botteghedelsole.it/botteghe/cat048.htm

Qui:
http://www.soleterre.org/progetti-umanitari/galleria-fotografica.asp?Idprogetto=1
Potete guardare una galleria fotografica a colori o in bianco e nero nonchè la descrizione del progetto.

Il significato delle uova decorate


Clicca sul titolo per scaricare e vedere il video

18/03/07

Serghej Prokofiev


Ho scoperto da poco che il grande compositore russo Serghej Prokof'ev era nato in realtà in Ucraina e precisamente a Sontsovka (oggi noto come Krasnoe, nella Donec'ka oblast') il 23 aprile 1891. Apparteneva ad in una famiglia benestante e amante della musica, e si appassionò così presto al teatro musicale, che a otto anni aveva già in cantiere un'opera lirica: inventò la storia, scrisse i dialoghi e le melodie, disegnò le scene. Naturalmente gli mancarono le conoscenze tecniche per portarla a termine, e allora i genitori decisero di fargli studiare musica seriamente. .Aveva uno spirito ribelle che traspare fin dalle prime musiche che porta a termine. I ritmi sono scattanti, le sovrapposizioni delle voci audaci. Il pubblico all'inizio è sconcertato, poi subisce il fascino di questa musica "barbara" (Allegro barbaro è il titolo di un suo celebre brano per pianoforte): il suo nome comincia a circolare in tutto il mondo. Venne invitato in Europa e negli Stati Uniti a eseguire i propri lavori, sia al pianoforte, sia come direttore d'orchestra.. Solo nel 1933 tornò stabilmente nel suo paese. Gli ambienti musicali conservatori lo ostacolarono in tutti i modi, ma il suo prestigio è tale che non gli vennero mai a mancare gli appoggi ufficiali.Nel 1938 scrisse la musica per il celebre film di Eisenstein Alexander Nevski. Poco prima aveva composto Pierino e il lupo. Per il teatro lirico scrisse L'amore delle tre melarance, (nell'immagine un manifesto d'epoca) Matrimonio al convento e Guerra e pace, sul grande romanzo di Tolstoi; per il balletto compose Romeo e Giulietta e Cenerentola. Sonate, sinfonie, e una serie di pagine per pianoforte completano la sua ricca collana di creazioni.

KOBZAR - КОБЗАР

Kobzar di Taras Shevchenko

Una delle illustrazioni di Vasyl Sedliar

*

Durante le mie appassionate ricerche sull' Ucraina, mi sono imbattuta in una serie di illustrazioni del libro di Taras Shevchenko, create da Vasyl Sedliar (1899-1937). Questi disegni, che furono occultati e a lungo dimenticati, hanno avuto un ritrovamento casuale a distanza di parecchi anni.
Li propongo in questo video, non solo per la qualità tecnica, ma per il significato e il prezzo che l' autore e il suo redattore (Andriy Richytsky) dovettero pagare: la vita.

Clicca sul titolo per vederlo (Il blog non mi consente d' inserire il video, trattandosi di un mp4, Questo è però visibile con Nero show time, oppure cliccando sul titolo della mia area video o andando sul mio podcast , nei links)

*La lingua letteraria in Ucraina: ieri e oggi* di Giovanna Brogi Bercoff


1. Le difficoltà che incontra l’affermazione dell’ucraino moderno come lingua
letteraria universalmente riconosciuta e usata come strumento di comunicazione in
tutti i livelli della società è al centro del dibattito sia scientifico che socio-linguistico e
politico. Libri e articoli prendono varie posizioni, lavori scientifici si affiancano a
pamphlet idedologici di scarso livello. Le autorità statali hanno ondeggiato fra il sostegno
ufficiale alla lingua ucraina e le misure più o meno oneste (o disoneste) di “difesa”
del russo. L’aggressività mediatica e le potenzialità economiche e politiche di gruppi
(spesso di dubbia legalità) che decidono della diffusione televisiva e della carta stampata
favoriscono il sorgere di moti di panico fra coloro che – giustamente – dichiarano
la ormai piena maturità linguistica del’ucraino moderno letterario e, di conseguenza,
l’opportunità di realizzare il sogno di molte generazioni di vedere la lingua ucraina
considerata non solo come lingua letteraria e come lingua ufficiale dello stato, ma
anche come lingua nazionale dei cittadini dello stato indipendente. Questo, ovviamente,
ferma restando la validità del riconoscimento dei diritti delle lingue delle minoranze,
riconoscimento che il governo ucraino ha ufficialmente sottoscritto nell’ambito
delle convenzioni internazionali dedicate all’argomento1. (da Studi Slavistici II (2005): 119-136)


stralcio da una relazione della Prof Giovanna Brogi Bercoff, ordinario di russo e ucraino all' Università di Milano,
La prof Brogi è anche il presidente in carica dell' AISU (vedi l' indirizzo nei links)

16/03/07

Lingua ucraina e lingua russa a confronto

L’ucraino è una lingua molto ricca e duttile: il lessico è piuttosto ampio, i processi grammaticali e di formazione delle parole sono molto flessibili e produttivi.
Il lessico rappresenta una delle componenti che differenzia maggiormente l’ucraino moderno dal russo, sebbene si possa affermare che nelle due lingue il 70% circa delle parole siano simili. Gli eventi storici, tra cui la massiccia russificazione degli anni ‘30 e il conseguente bilinguismo russo-ucraino, hanno portato all’uso diffuso di un certo numero di vocaboli originariamente russi (cfr. fig. 19), generando parole diverse per esprimere uno stesso concetto.
ESEMPIO
TRASLITTERAZIONE
SIGNIFICATO
RUSSO
звонить
zvonyt’
telefonare
UCRAINO
дзвонити
dzvonyty
телефонувати
telefonuvaty

Ci sono inoltre differenze lessicali, morfosintattiche e prosodiche tra ucraino orientale e occidentale, per via delle grandi distanze (circa 900 km da Est a Ovest), ma soprattutto della maggiore influenza linguistico-culturale del russo ad Est e del polacco ad Ovest.

L’alfabeto ucraino, al pari di quello russo, possiede 33 caratteri, sebbene alcuni siano diversi[1][1] e altri siano pronunciati in modo differente. Riportiamo nella fig. 20 le maggiori differenze e la descrizione di alcune caratteristiche peculiari dell’ucraino:

Figura 2: Peculiarità dell'ucraino
Lettere
Traslitterazione
Pronuncia
г
h
h aspirata come in ‘casa’ dei fiorentini
ґ
g
g dura come in ‘gatto’ (г russa)[2][2]
e
e
e chiusa come in ‘sera’;
e aperta come in ‘epoca’ (э russa)
є
je
je come in ‘ieri’: ad inizio di parola, dopo vocale o apostrofo (е russa);
e come in ‘sera’: dopo consonante
и
y
come i inglese in ‘kid’
і
i
i come in italiano (и russa)
ї
ji
i preceduto dalla j di ‘iato’ (йи russe)
o
o
o chiusa come in ‘rosso’
o aperta come in ‘oro’

Altre particolarità dell’ucraino utili ai nostri fini sono:

- - non si ha riduzione vocalica nelle sillabe non accentate: diversamente dal russo, le vocali vengono pronunciate in modo chiaro, concordemente alla loro grafia;
- - la lettera о si legge sempre come tale, anche quando è atona;
- - le consonanti sonore in genere non si desonorizzano se in fine di parola (cfr. fig. 21)
Figura 3: Confronto fra consonanti finali sonore in russo e in ucraino

ESEMPIO
TRASLITTERAZIONE
PRONUNCIA
SIGNIFICATO
RUSSO
кров
krov
krof
sangue
UCRAINO
кров
krov
krov

Sul piano della struttura morfosintattica, vale per l’ucraino quanto detto a proposito del russo. Precisiamo però che:

- - le declinazioni di nomi, aggettivi, numerali, ecc. prevedono talvolta, come in bielorusso, il caso vocativo, usato solo con i nomi che si riferiscono a persone o oggetti personificati;
- - per esprimere il possesso si utilizza la forma “у + genitivo” come in russo, ma l’ucraino prevede anche l’uso del verbo ‘avere’ (мати, mati), struttura ugualmente produttiva.

[1][1] Nell’alfabeto ucraino non sono presenti:
- - la lettera ё, realizzata con la combinazione di caratteri йо oppure ьо;

ESEMPIO
TRASLITTERAZIONE
PRONUNCIA
SIGNIFICATO
RUSSO
идём
idëm
idiòm
andiamo
UCRAINO
підйом
pidjom
pidiòm
salita
- - il segno separatore ъ, la cui funzione viene espletata dall’apostrofo.

ESEMPIO
TRASLITTERAZIONE
PRONUNCIA
SIGNIFICATO
RUSSO
семъя
sem’ja
simià
famiglia
UCRAINO
сім’я
sim’ja
simià

[2][2] Questa lettera, introdotta solo di recente, non ha ancora raggiunto completa popolarità. In alcune pubblicazioni (soprattutto quelle del periodo sovietico) si trova ancora la lettera г a rappresentare, come in bielorusso, sia l’h aspirata che la g dura.

La lingua ucraina

L’ucraino è una lingua slava orientale parlata da circa 40 milioni di persone. Essa è perciò con russo e polacco una delle lingue slave con il più alto numero di parlanti.
Grazie alla posizione dell’Ucraina esso è diventato una sorta di ponte tra le lingue slave occidentali e quelle orientali.Possiede infatti come il polacco 7 casi e in alcune situazioni la desinenza molle produce una palatalizzazione della consonante che le precede proprio come avviene nelle lingue slave occidentali e non più invece in russo.
Il lessico è poi un vero e proprio misto tra slavo occidentale e orientale, poichè molte parole sono simili al russo e molte altre al polacco: ad es. "Grazie" si dice "djakuju" (cfr. pol. dziekuje, ceco dekuju) , "capire" "rozumity" (cfr. pol. rozumiec, ceco rozumet), ma "stazione" "vokzal" (russo pron. vakzal)...
Ci sono però notevoli differenze tra la parte occidentale e quella orientale dell’Ucraina, in quanto mentre a ovest si comprende il russo, ma si parla quasi solo ucraino, nella zona di Kiev e nella parte orientale più vicina alla Russia si parla quasi esclusivamente russo.
Una delle peculiarità principali dell’ucraino è la netta predominanza della vocale /i/ che ha sostituito molte altre vocali e corrisponde spesso alla o in russo (cfr. ucr. "sil", "sale", rus. "sol'"). Del resto, se la /i/ comune (indicata con "і") è molto diffusa, non bisogna trascurare il fatto che in ucraino esistono altri due tipi di i da non confondersi per la grafia con quelli russi. Infatti il segno "И" corrisponde a quella vocale intermedia tra e ed i che in russo si indica con ы, mentre ї corrisponde all' incirca al russo Й.
Inoltre l’ucraino è l'unica lingua slava orientale a non possedere il fonema /g/ che si è trasformato in /h/ tranne che nelle parole di orgine straniera.

Piccola annotazione biografica: mia madre non sapeva pronunciare il fonema gl; ad esempio diceva allio invece di aglio

Identità e lingua

In via generale gli ucraini possiedono un senso di identità nazionale decisamente più marcato rispetto ai bielorussi, seppure in modo diversificato all’interno del territorio nazionale. A questo proposito, la lingua fa talvolta da discriminante: per molti di loro la lingua ucraina è caratteristica fondamentale nella definizione della propria identità culturale, sebbene parecchi ucraini russofoni (cfr. cap. 6.3.7) preferiscano identificarsi come “locali”, definendosi, ad esempio, “Kieviani”, “Donbassiani”, ecc. La cultura ucraina affonda le sue radici in quella della Rus’ di Kiev, matrice artistica comune di russi, ucraini e bielorussi. Una cultura nazionale ucraina, di tradizione ortodossa ma aperta alla cultura neolatina, comincia a delinearsi soprattutto dopo la vittoria sui tatari (1480). Alla formazione di un’identità culturale locale hanno contribuito soprattutto poeti e scrittori come Lesja Ukrajinka, Ivan Franko e Michail Kozjubinskij. Da questo punto di vista è significativo che, dopo la caduta del regime sovietico, le statue di Lenin non siano state rimpiazzate da quelle di un leader politico o di un militare ucraino, ma da quelle del personaggio simbolo della cultura locale, il poeta e pittore Taras Ševčenko. Tra i primi scrittori del XIX secolo a scrivere le proprie opere nella lingua nazionale, Ševčenko mostra agli ucraini che la loro lingua può essere tanto ricca ed espressiva quanto quella russa, dichiarando così l’indipendenza “letteraria” dell’Ucraina. Ševčenko introduce inoltre un nuovo stile pittorico a sfondo sociale, rinnovando l’arte figurativa ucraina che, fino a quel momento, si caratterizzava sostanzialmente per la produzione di icone sacre

Ricette condite con amore e nostalgia: BORSCH


Le tre ricette che vi presenterò rappresentano i piatti più diffusi della cucina ucraina, e per me, carissimi ricordi. Si tratta di piatti della cucina popolare, direi, povera, facili da realizzare e con ingredienti reperibili in ogni nostra dispensa, ma di gusto.

La prima ricetta è quella del borsch, la famosa zuppa che può essere vegetale o mista a carne. Qui vi presento la versione vegetale.

Quello che mi piaceva di più era il suo colore rosso vivo, dato dalle barbabietole.
Parlo al passato perché i miei figli non hanno mai voluto assaggiarlo, solo a sentire gli ingredienti, e così non lo gusto da parecchio tempo.
Mia madre, come tutte le donne ucraine, aveva un suo procedimento personale, che adattava ai nostri gusti mediterranei, con qualche piccola "furbizia".

Borsch

Ingredienti:
Fagioli secchi bianchi e/o borlotti freschi primaverili, fagiolini, un cuore di cavolo verza, un piccolo cavolo bianco, 4 barbabietole rosse lessate, passata di pomodori o frullato di pelati, una patata, una mela non matura, olio extra vergine d’ oliva o burro q. b, sale, pepe, un cucchiaio di aceto, un pizzico di zucchero.

Le quantità dipendono dal numero dei commensali.

Procedimento:
Si lessano in abbondante acqua i fagioli bianchi secchi lasciandoli riposare a parte per circa un’ oretta; dopo si riprende la bollitura incorporando i fagioli freschi borlotti, i fagiolini verdi, la verza tagliata a strisce, il cavolo tagliato in più parti, senza la parte centrale, la mela, la patata, i pomodori frullati o la passata di pomodoro, le barbabietole rosse già lessate e tagliate a fette, l’ aceto, e per ultimo l’ olio o burro, e si continua la bollitura per circa mezz’ ora. Si serve in ciotole accompagnato da pane tostato tagliato a grossi dadi. Volendo si può aggiungere, poco prima di togliere dal fuoco, un po’ di pancetta tagliata a dadini e soffritta nell’ olio di oliva. Nella ricetta originale viene usata la panna acida.
Per questo mia madre la sostituiva con un cucchiaio d’ aceto e un pizzico di zucchero...

nouvel arrivant

Voilà
Après qq difficultés d'identification me voici arrivé à bon port....
( ou plutôt à bon blog!)
Je suis donc opérationnel !
merci de me répondre
A bientôt
Alain

15/03/07

La cucina ucraina



Anche l'Ucraina, come molti altri paesi, vanta piatti tradizionali e unici legati ad occasioni particolari. Ecco alcune pietanze, legate a festività religiose Ucraine. Esse vengono cucinate tradizionalmente il giorno della festa.


Vigilia di Natale: kutia

Natale ortodosso: maiale marinato

Nuovo anno (Giorno di San Basilio): vareniki

Epifania: carpe farcite

Ascensione: mele al forno

Il giorno della “Protezione della Vergine Benedetta”: zucca al forno

Domenica di Pentecoste: zuppa di barbabietole rosse fredda

Domenica grassa (ultima domenica prima di quaresima): blini

Giorno di San Giovanni Battista: berry kissel

Annunciazione: patate ripiene




14/03/07

Giorgio Monteforti, giornalista in Polonia


Ieri sera, navigando sul web, ho fatto un incontro che mi ha intrigata molto per la singolarità del personaggio. Già il titolo del suo sito, inserito tra i links, è tutto un programma. Chi è Giorgio Monteforti? E che ci sta a fare a Varsavia? Scopritelo da voi.

Per quanto mi riguarda, è un giovane simpaticissimo, intelligente, non ordinario.
Intanto pubblico una vignetta trovata sul suo sito. I due personaggi politici sono il Presidente dell' Ucraina, Viktor Andriovici Yushenko, e la pasionaria della rivoluzione arancione, ex premier e imprenditrice del gas Yulia Timoshenko. Il giornalista è lui, Giorgio Monteforti.

13/03/07

Voglio un marito italiano

Dall’Est per amore?
INCHIESTA
Un tema di grande attualità. In Italia proliferano agenzie che propongono pacchetti turistici per soggorrni nelle principali città ucraine allo scopo di far incontrare uomini italiani con ragazze ucraine, scopo matrimonio. Anche su internet l' offerta di ragazze ucraine appare in ogni dove, quando si fa una qualsiasi ricerca su questo Paese.
I matrimoni tra italiani ed ucraine sono un fenomeno recente ma in costante ascesa.
Molte sono le difficoltà di carattere burocratico.
Quali motivazioni spingono a cercare una compagna dell' Est?
Questi matrimoni si rivelano felici?
*Discutiamone*

Marina Sorina è nata a Charkov, in Ucraina, nel 1973. Ha studiato all’Università di Charkov e al Mahon Gold di Gerusalemme. Vive in Italia dal 1995. Ha pubblicato articoli e racconti su riviste letterarie quali Ostrov, Nevskij prospekt, Urbe et orbi, PiterBook (Russia), Sojuz Pisatelej (Ucraina), Zvenja (Israele) e Ulov-2000. Ha tradotto in russo un ciclo di poesie di P. P. Pasolini. Si è laureata in Lingue e letterature straniere all’Università di Verona con una tesi sulle traduzioni di Gogol in italiano. Dal 2005 svolge un dottorato di ricerca dedicato alla storia editoriale delle traduzioni dal russo in italiano.


Il libro

Svetlana è una ragazza ucraina di vent’anni, giovane, carina, intelligente, con un sogno segreto: fuggire da un mondo, quello sovietico, che nei primi anni Novanta sta cambiando radicalmente e in cui la disoccupazione dilagante si accompagna a lavori fissi mal retribuiti. Il caso la porterà nel Bel Paese al seguito di un gruppo organizzato da “tour operator” promossi dalla mafia locale per fare acquisti in larga scala di merci di scarto europee da rivendere in patria. Ma in Italia lei è “una bellezza slava”, una diversità che non sempre paga, come scoprirà da subito... Attingendo alla propria esperienza personale, Marina Sorina affronta con coraggio e schiettezza il fenomeno dilagante dell’arrivo in Italia delle ragazze dell’Est e ci offre un racconto biografico di forte impatto. Mettendo in luce le sfumature e i pregiudizi che accompagnano queste nuove forme di immigrazione “romantica”, dà voce alle migliaia di donne che abbandonano la famiglia, la lingua e le abitudini di una vita per inseguire il sogno di un nuovo destino.