19/04/07

Una voce dalla città morta


La notte del 25 aprile 1986 era calda. Una donna, a Prypiat, non riesce a prendere sonno. Esce sul balcone per respirare un po’ di aria primaverile. E all’improvviso, vede innalzarsi un bagliore che illumina la notte: a tre chilometri di distanza, proprio di fronte a lei, il reattore della centrale nucleare di Chernobyl è esploso.
Da quel momento per Lyubov Sirota, un’insegnante di lettere, e suo figlio Sasha, la vita non sarà più la stessa. Subito dopo l’incidente tutti e due si ammalano gravemente per l’alta dose di radiazioni a cui sono stati esposti. Lui si riavrà. Per lei invece, le cose vanno diversamente: la sua salute peggiora di giorno in giorno, è sempre più debole e stanca. Ma decide di cominciare a scrivere poesie, per testimoniare quello che lei e tutti gli abitanti di Prypiat hanno vissuto.
Oggi Lyubov Sirota passa la maggior parte del tempo in ospedale: ha cataratte e un tumore al cervello, probabilmente ambedue un effetto a lungo termine delle radiazioni.


All’incrocio


Sono morti?
Oppure questa è la fine del mondo?
Morbida rugiada su pallide foglie.
Ma ora non importa sapere
chi ha colpa,
quale il motivo,
il cielo ribolle soltanto di corvi...
E ora - niente suoni, nessun odore.
E non più pace in questo mondo.
Qui, abbiamo amato...
Ora un’eterna separazioneregna sulla Terra bruciata.

2 commenti:

enza ha detto...

Ciao a tutte e due le Angela. Ho letto i vostri post ricchi per le conoscenze e per l'umanità che lasciano filtrare. Molto struggente la poesia, mi ha commosso.
Un abbraccio

Anna Maccotta ha detto...

Ho trovato bellissimo questo blog. Complimenti!